Lasciate che decolli il mercato

Marco Campanari*

Negli ultimi anni si è frequentemente dibattuto di una "questione settentrionale", riferendosi alle legittime esigenze ed aspettative di un territorio che funge da locomotiva trainante del Paese. I fatti sono arcinoti e sintetizzabili in poche parole: la Lombardia è il motore dell'Italia, il Nord nel suo insieme produce l'80% del Pil nazionale, ma a fronte di tale contributo è (mal) ripagato da una serie di inefficienze sempre più disarmanti ed inaccettabili. Non si tratta, o non dovrebbe trattarsi, di tesi ne' di destra ne' di sinistra, bensì di… buon senso. Il problema risiede nella (mancata) risposta alla domanda di modernizzazione dei cittadini italiani che risiedono ed operano nelle zone più produttive, che trascorrono la propria giornata in coda sulle tangenziali, sognano più strade e meno tasse, ed esprimono una forte domanda di modernizzazione cui da troppo tempo non sa esservi, purtroppo, adeguata risposta. E' una domanda finalizzata al concetto di "funzionamento": non tanto delle cosiddette regole, che sono il mezzo, bensì della burocrazia e delle infrastrutture. Tutto questo non richiede spiegazioni complicate o particolari analisi sociologiche, spiegandosi semplicemente come una diversa sensibilità del cuore produttivo dello Stato, che proprio in quanto tale ha esigenze specifiche differenti dal resto del Paese. La Lombardia, il cui prodotto interno lordo supera quello di una ventina di Stati aderenti all'Unione Europea, ha -insieme al Nord tutto- un motore che richiederebbe manutenzione, messa a punto, e tutt'al più potenziamento. Viene invece sempre più zavorrata da un Sistema Paese che sa essere "sistema" solo nella tenacia e nell'abilità nel porre vincoli onerosi e sempre più insostenibili in un mondo globalizzato in cui tutti, oggi, dobbiamo competere contro chi vincoli ne ha molti di meno. La vicenda di Malpensa dovrebbe rientrare a pieno titolo nella forte e trasversale rivendicazione di una questione settentrionale.

Il Nord genera circa i due terzi del traffico aereo nazionale,usufruisce del 70% dei biglietti business emessi, e la sola area geografica cui Malpensa fa riferimento produce un terzo del Pil ed ospita un quarto delle imprese italiane, generando quasi la metà dell’import e dell’export del nostro Paese. In aggiunta a tutto ciò, Milano si è appena aggiudicata l’Expo 2015, con un’aspettativa di 20 milioni di visitatori per l’evento.
È poco plausibile che chi viaggia attraverso le rotte del Nord, che ci collegano con l’Estremo Oriente o il Nord America, le più frequentate fra quelle intercontinentali, scelga di fare due ore di volo in più, compiendo un’ora di viaggio aggiuntiva verso Roma per poi dover ripetere il percorso inverso: è più plausibile che in questo caso si scelga uno scalo nel centro/nord Europa. Non a caso, già oggi, per un player come Lufthansa l’Italia rappresenta il secondo mercato in Europa dopo la Germania ed il terzo al mondo dopo gli Stati Uniti.
Perché, allora, insistere nell’abitudine di darci vincoli penalizzanti e decidere di optare per soluzioni (Alitalia-AirFrance) che prevedono lo sviluppo di Fiumicino come hub, in luogo di Malpensa? Cui prodest? Certamente non alla parte più produttiva del Paese, e quindi, di conseguenza, non al Paese che dal Nord è trainato.


Se la libera e legittima soluzione scelta dalla nuova Alitalia sarà quella di procedere per la via dell’alleanza francese, che si dia allora la possibilità allo scalo di Malpensa di agire altrettanto legittimamente nel libero mercato, liberalizzando i diritti di traffico aereo e permettendo uno sviluppo alternativo con altre compagnie che ne vogliano fare un hub di riferimento (e che faranno concorrenza ad Alitalia-Fiumicino).
Malpensa è, o dovrebbe essere, un importante tassello del Sistema Paese: l’hub al servizio anche e soprattutto del Nord Italia, del suo sistema economico ed imprenditoriale, e nel contempo un driver di sviluppo per il Paese stesso.


Su questo caso specifico, una «questione settentrionale» a tutti gli effetti, sarebbe cruciale vedere una vera, possente azione di lobby trasversale volta ad evitare l’ennesima occasione mancata. Il Paese non può più sopportarne.
*Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia

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