Stefano Bollani, un altro viaggio jazz, ma stavolta in «solitaria». Torna l'arcinoto super-pianista milanese, classe 1972 (collaborazioni con mezzo mondo della musica, da Gato Barbieri a Riccardo Chailly) - e ormai pure star del piccolo schermo - torna per darsi al «giardinaggio». Musicale, s'intende. «Sì, è proprio così - sta al gioco ridendo, raggiunto al telefono a Roma -. Nella mia casa è tempo di fioritura e nel giardino c'è una serie di fiori nati nel periodo trascorso lontano dal palcoscenico». Distante dalla scena, ma non dalla musica, vissuta con successi nel programma televisivo Via dei matti n°0 (proprio per la trasmissione sabato Bollani e la moglie riceveranno il «Premio Lucca Classica», per «la meravigliosa leggerezza e la consapevole profondità con cui fanno divulgazione e trasmettono conoscenza e passione per la musica, forti della loro formazione e delle loro esperienze artistiche», è la motivazione).
Risultato della sua nuova fatica: quindici nuovi brani, molti scaturiti «per essere suonati in trasmissione» (e pure un pezzo di una colonna sonora, da lui composta); ogni pezzo è nel nuovo album - da oggi negli store - titolato Blooming («fioritura», appunto). Attenzione alla copertina, già di per sé una vera e propria opera grafica, realizzata dalla consorte Valentina Cenni: un'esplosione di fiori e colori, e sotto scene campestri, da favola.
Stefano Bollani, nuovo album in piano solo. Un ritorno sulla scena del «delitto»... (dopo l'analogo e premiato disco nel 2006). Che cosa avviene in questo tipo di proposta?
«Nel piano solo il dialogo invece di essere con un altro da te, avviene con se stessi. Per me, questo, è molto bello, perché nel resto della vita incontro un sacco di musicisti. Ritrovarmi davanti alla tastiera è il momento in cui elaboro e rielaboro quel che loro mi hanno lasciato. Un momento di sintesi».
Pianoforte come un'orchestra, chissà che virtuosismi...
«Nel solo può essere pure l'esatto opposto, avendo a disposizione l'intera tavolozza sonora si può suonare meno del solito. Si possono maneggiare i silenzi con autonomia; cosa che a volte un gruppo può non consentirti di fare».
Il titolo dell'album, Blooming, dedicato alla fioritura (e alla primavera) visto il periodo tra guerre e crisi, forse può significare altre cose, rinascita?
«A livello privato sicuramente, vengo da un periodo di inseminatura, passato a casa, a comporre. Detto ciò ognuno nella musica vede ciò che vuole. Io do i titoli ai brani, dopo averli scritti, spero poi che le persone interpretino a loro modo».
Quindici brani, molti «fiori», tanti stili...
«Questi brani sono fioriti nel giardino del mio pianoforte, li ho annaffiati, nutriti e se necessario potati e ora sono qui riuniti in un bouquet che è questo disco. Son fiori molto differenti tra loro, ma nati dallo stesso humus».
Varietà frutto di ricerca.
«Cerco sempre di variare. Ma qui, in un paio di casi, mi sono ispirato a cose davvero particolari. Per esempio a ritmi brasiliani e ritmi argentini che non avevo mai utilizzato. Ogni tanto, di quei Paesi, scopro nuovi tipi di musica».
C'è un brano dell'album che le stia a cuore?
«In giro per Bahia. In questo pezzo il ritmo che uso, in realtà, è preso dal Nord-Est del Brasile, non dallo Stato di Bahia. Questo ritmo si scrive Xote, arriva dalla loro musica popolare, non mi era mai capitato di incontrarlo».
Per concludere su questo aspetto, come è cambiato il suo modo di comporre e suonare?
«Io sono cambiato in moltissime cose, ma faccio prima a dire quel che è rimasto uguale. Sono rimasti costanti l'amore e la fiducia verso l'intuizione. Quando compongo, per carità, magari poi elaboro, ma tutto spesso nasce da una scintilla creativa».
Come da tradizione dopo il disco si fa il tour...
«Questa estate mi concentrerò sull'Italia, visto che è tanto che non suono dal vivo. All'estero, per ora, solo tre appuntamenti. Suonerò a Basilea, c'è un festival dove vado spesso. Poi altri luoghi dove non sono mai stato: a Budapest e a Tbilisi, nella Georgia».
Oltre alla nuova incisione, ci sono già nuovi progetti?
«Spero di creare sempre di più musica per il cinema, dovendo suonare in giro, una strada che ho battuto meno. Recentemente ho scritto per Carosello Carosone (film per la tv basato sulla vita del musicista Renato Carosone) e per Il pataffio (presentato al Locarno Film Festival nel 2022)».
Insomma un sogno nel cassetto da seguire, il grande schermo...
«C'è che vorrei scrivere la musica per un lungometraggio su cui sta lavorando Valentina da tempo.
Siamo nella fase di scrittura, il soggetto del film è molto bello e non vedo l'ora di metterci mano. Al momento siamo ai lavori in corso, tutto è fra le mura di casa. Per ora, c'è il cortometraggio, sempre realizzato da mia moglie, Essere oro (storia di Nina, una bimba che vive un momento difficile)».
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