«Lassù è peggio di una guerra»

La prima comunicazione, di quella che sarà ricordata come una delle più gravi tragedie che hanno insanguinato il K2, l’ha data Wilco Van Rooijen, il capo cordata olandese, verso le 22 (ora locale) di venerdì primo agosto: «Dobbiamo bivaccare sopra il Collo di bottiglia perché c’è stato un crollo. Il seracco ha scaricato un’enorme quantità di ghiaccio, e ha strappato via le corde fisse». Appena poche ore prima lo stesso Van Rooijen aveva esultato per la riuscita dell’impresa: «Siamo sulla cima del K2». Marco Confortola, sabato 2 agosto, 2 del mattino, quattro ore dopo la frana, piena emergenza: «Sono costretto a bivaccare al buio con un olandese... Scaviamo un buco nella neve e domattina proviamo a scendere. Sono stanco, ma sto bene». Tre ore dopo, al primo albeggiare, l’ultima comunicazione. La voce di Marco, ora, risente dello stress e del dolore: «Stiamo bene, è arrivato il sole, ma fa molto freddo... Non ci siamo mossi, non potevamo scendere, sotto di noi c’era il vuoto». Roberto Manni, compagno di Confortola, ha fatto dietrofront venerdì 1 agosto mentre stava salendo, causa un malore.

Ieri, contattato via cellulare satellitare dall’Italia, ha descritto il K2 di questi giorni: «Lassù è peggio di una guerra. Davvero da non credere. L’alpinista serbo è precipitato davanti ai miei occhi. Era su un tratto facile, dopo il collo di bottiglia, e si è ribaltato all'indietro. Così, improvvisamente».

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