A Latina tutti a casa: c’è il commissario

Dopo la fronda, il collasso. Prima il «passo indietro» di 13 consiglieri comunali; poi le dimissioni in blocco per 22 rappresentanti del Consiglio comunale di Latina. E infine le necessarie dimissioni del primo cittadino Vincenzo Zaccheo e il conseguente commissariamento del capoluogo pontino. Sembra la tempesta in un bicchier d’acqua e invece è il segno di una cifra affatto originale dei rapporti politici sotto il sole dell’ex Littoria. Fin dai tempi del celebre Ajmone Finestra all’interno della maggioranza (bulgara) di centro-destra si segnalano beghe, ripicche e dispetti di ogni sorta. Non è un caso che a metà del suo secondo mandato Zaccheo non sia riuscito nemmeno a riunire in un unico gruppo consiliare le due anime del Pdl. Nell’aula comunale di Latina fino a ieri c’erano, infatti, due gruppi a comporre la maggioranza: quello di Alleanza nazionale e quello di Forza Italia. Poi quello che sembrava un difficile e tormentato matrimonio di interesse è arrivato al capolinea. Complice la gaffe di Zaccheo, immortalata da «Striscia la notizia», che però rappresenta soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dietro le incomprensioni tra il sindaco e l’ala forzista della sua maggioranza c’è una vecchia ruggine con il senatore del Pdl Claudio Fazzone. Non si tratta di un semplice peone, ma del coordinatore del Pdl nella provincia di Latina, catapultato suo malgrado sulle cronache locali quando si parlò del paventato commissariamento del Comune di Fondi, suo «collegio» elettorale. E le sue «lacrime» per il commissariamento del capoluogo pontino sembrano - a giudizio dei maliziosi - proprio quelle di un coccodrillo. «Ho appreso delle dimissioni dei consiglieri comunali di Latina. Sono amareggiato e dispiaciuto - conferma Fazzone - per quella che in qualità di coordinatore provinciale del Pdl avverto come una sconfitta anche mia». Ad andare a casa - almeno per un anno, tanto dovrebbe durare la gestione prefettizia - però è il suo rivale Vincenzo Zaccheo. In un primo tempo la minaccia di dimissioni in blocco da parte di un nutrito manipolo di consiglieri comunali avrebbe dovuto provocare il passo indietro del solo Zaccheo. «Le sue dimissioni volontarie - spiega Fazzone - avrebbero consentito alla maggioranza di disporre di venti giorni di tempo per valutare se vi fossero i presupposti per proseguire l’esperienza amministrativa con un patto di legislatura». Tradotto dal politichese vuol dire semplicemente che il braccio di ferro non ha visto né vinti né vincitori.


«La caduta del capoluogo pontino è, per tutta la destra italiana, motivo di tristezza e incredulità - commenta Fabio Rampelli, deputato del Pdl -. È incredibile che uno scontro personale possa pregiudicare l’aspettativa di buongoverno di una comunità».
Appunto. È incredibile ma vero.

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