Roma

Il "lato B" di Milly fa litigare il Ps

Scontro generazionale all’interno dei socialisti impegnati nelle amministrative romane. A provocarlo il "lato b" di Milly D’Abbraccio, immortalato nei manifesti della candidata alle comunali di Roma

Il "lato B" di Milly fa litigare il Ps

Roma - Scontro generazionale all’interno dei socialisti impegnati nelle amministrative romane. A provocarlo il "lato b" di Milly D’Abbraccio, immortalato nei manifesti della candidata al consiglio di Municipi IX e X con il Ps. Slogan: "Basta con le solita facce da c...". Una scelta di comunicazione, quella della pornostar, censurata ieri subito dopo la comparsa dei primi manifesti a Cinecittà e al Tuscolano dallo stesso partito di Boselli.

"Il manifesto - si era affrettato infatti a precisare l’ufficio stampa del Partito socialista - rappresenta una scelta autonoma di un candidato circoscrizionale di Roma e per stile e contenuto non è assolutamente conforme alla linee e alla tradizione del nostro partito. La signora D’Abbraccio rimane un candidato circoscrizionale, non è una candidatura strategica e ci auguriamo vivamente che abbia il buon gusto di rimuovere al più presto quei manifesti e di non perseverare nell’affissione". Un’uscita "morigerata" che in un partito che presenta l’anticonformista Grillini come candidato sindaco a Roma non è piaciuta alla Federazione dei giovani che, dice Elisabetta Palumbo, candidata al Comune di Roma per il Ps, "al contrario di quanto sostenuto del Partito socialista, giudica positivamente la campagna lanciata dalla candidata Milly D’Abbraccio contro la solita politica. Appoggeremo sempre qualsiasi iniziativa contro il moralismo. Il vero scandalo non ci sembra il bel posteriore della candidata, quanto il falso perbenismo che resta muto davanti alle vere nefandezze del nostro Paese. Ci offriamo quindi come attacchini per tappezzare la Capitale".

La D'Abbraccio si scusa "Mi scuso pubblicamente con Enrico Boselli, dopo le polemiche per l’affissione dei manifesti elettorali", dice poi Milly D’Abbraccio. "Ha ragione - spiega - quei manifesti non andavano realizzati in quel modo e soprattutto non andavano affissi. Ha sbagliato il mio grafico: l’idea era quella di utilizzare un soggetto maschile, per rendere esplicita una provocazione sulla casta e l’arroganza della politica. Invece il grafico ha equivocato ed è uscito un manifesto concepito in quel modo.

Mi scuso davvero, spero di non aver danneggiato il mio partito, utilizzandone il marchio senza neanche averne chiesto l’autorizzazione". 

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