Emanuele Lattanzi lo scorso novembre sè visto piombare addosso lattenzione mediatica di tutto il mondo. Romano, 32 anni, timido e un po imbarazzato, vuole solo dimenticare il giorno in cui, ha sfidato i terroristi islamici per portare in salvo moglie e figlia molto piccola. Emanuele da tre anni è lo chef del miglior ristorante italiano in India, il Vetro dellhotel Oberoi di Mumbai, quello che a fine novembre fu per lunghe ore nelle mani dei terroristi responsabili degli attentati nella metropoli indiana. Lo abbiamo incontrato nel ristorante Imago dellHassler in occasione della Giornata internazionale delle cucine italiane, un evento nato con gli «spaghetti alla carbonara» del Gruppo virtuale cuochi italiani, ritrovo virtuale degli chef italiani allestero.
Mumbai-Roma: come nasce questo legame culinario?
«Sono nato a Roma, ho frequentato la scuola alberghiera di Rieti e lavoro presso lHassler da quando avevo 14 anni, facevo il commis il sabato e la domenica e durante lestate. Pulivo le insalate. Ho lavorato con Francesco Apreda, lo chef del ristorante Imago qui allHassler, da lui ho imparato molto. Tramite lHassler sono andato a Mumbai» .
Quale tipo di cucina proponi al Vetro di Mumbai?
«I miei clienti vogliono mangiare italiano, gli italiani si vogliono sentire a casa e gli indiani adorano le nostre ricette. Faccio una cucina molto tradizionale, con particolare attenzione ai prodotti. Il 90 per cento dei miei ingreidenti è italiano».
Qual è il piatto che ti richiedono di più?
«I Ravioli di fegato grasso con pasta di spinaci, serviti con salsa di zucca e tartufo nero. Il fegato grasso è quello toscano!».
E la cucina indiana?
«La cucina indiana mi piace molto, la loro tradizione culinaria è simile alla nostra, con la differenza del forte utilizzo delle spezie per dare sapore alle loro materie prime non eccezionali».
Si può fare una fusione tra cucina indiana e italiana?
«Non si possono usare molte spezie nella nostra cucina. Perché soffocare i grandi sapori italiani?».
Tornerai a Mumbai?
«Certo, a fine gennaio. Voglio dimenticare la brutta storia che ho vissuto e ricominciare a cucinare».
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