Potevano bastare 300 euro per farsi attestare sul libretto di aver superato un esame, in realtà mai sostenuto. Lo ha rivelato uno studente della facoltà di Giurisprudenza, collaboratore nell'inchiesta che ha portato all'arresto lo scorso anno di un funzionario dell'Università di Catanzaro, Francesco Marcello, accusato di aver percepito denaro in cambio della falsificazione di alcuni esami e già condannato in primo grado. Corruzione, falso in atto pubblico, falso per induzione, soppressione e distruzione di atti, esercizio abusivo della professione forense, sono queste le accuse che i pubblici ministeri di Catanzaro Salvatore Curcio e Paolo Petrolo hanno notificato ad altrettanti dottori in Giurisprudenza, contestualmente a un decreto di perquisizione e sequestro con cui i carabinieri del reparto operativo della città calabrese hanno setacciato gli archivi degli uffici amministrativi dell'Ateneo catanzarese, alla ricerca di prove a riscontro delle ipotesi di reato formulate dai magistrati. «Nell'ambiente universitario - ha raccontato ai pubblici ministeri lo studente collaboratore - si sapeva che c'era la possibilità di comprare gli esami tramite il signor Marcello. Parlando quindi mi è stato spiegato che c'erano dei personaggi che si muovevano con astuzia, avvicinando gli studenti in difficoltà, che magari avevano problemi per superare qualche esame. Poi da lì ti dovevi affidare completamente a loro». Quindi quando non si superava un esame, bastava rivolgersi a loro che regolavano tutto, apponendo le firme false sui libretti e sugli statini, ma non avevano fatto i conti con un professore che ricorda a memoria i nomi degli studenti che fanno esami. L'inchiesta, infatti, era partita da una denuncia di un professore che si era accorto che sul libretto di una laureanda vi erano troppe abrasioni, ma soprattutto che la stessa avesse superato l'esame relativo alla sua materia senza che il docente ne sapesse nulla. L'indagine della procura della repubblica di Catanzaro che ha portato al sequestro delle 48 lauree prosegue, quindi a ritmo serrato.
I militari dell'Arma su disposizione del sostituto procuratore della Repubblica Salvatore Curcio, hanno sequestrato una consistente documentazione negli uffici amministrativi della facoltà che è adesso al vaglio degli inquirenti. «La tempestiva denuncia che, a suo tempo, gli organi dell'ateneo avevano presentato alla Procura di Catanzaro trova i suoi elementi di chiarezza». È stato il primo commento del Rettore dell'Università di Catanzaro, Francesco Saverio Costanzo, il quale esprime un «chiaro apprezzamento per i modi e i tempi con i quali la Procura della Repubblica di Catanzaro ha fatto chiarezza su quanto denunciato dalla stessa Università «Magna Graecia», in merito a sospetti di irregolarità nell'attestazione di esami universitari per il Corso di Laurea in giurisprudenza. Questo fatto ci conforta - aggiunge il Rettore - perché testimonia che la strada scelta dalla nostra Università per il massimo livello di attenzione, di controllo e di trasparenza da dedicare a tutti gli aspetti della vita amministrativa, è una scelta che viene ripagata. Tale orientamento sarà ulteriormente perseguito e rafforzato in ogni aspetto della vita accademica». «È una situazione che si aggrava e che apre scenari inquietanti» - commentato il Presidente dell'ordine degli avvocati di Catanzaro, Giuseppe Iannello -. Siamo preoccupati in modo particolare per quei casi di avvocati che esercitano già la professione. Il fatto, poi, si commenta da solo.
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