Lavoreresti un mese gratis? Sette su dieci rispondono: "Sì"

La British Airways chiede ai dipendenti di rinunciare alla busta paga di luglio per superare l’impasse. 800 aderiscono. Noi abbiamo fatto un sondaggio in Italia. Il sindacalista: "Caso estremo, non deve fare scuola". L'imprenditore: "Non servirà a salvare un'azienda"

Lavoreresti un mese gratis?  
Sette su dieci rispondono: "Sì"

I dipendenti inglesi della British Airways si sono guardati intorno e hanno visto solo nebbia. Densa, grigia. Incerta. La crisi si respira in tutto il Paese. In Inghilterra la paura arriva a settembre del 2008. Kirk Stephenson, 47 anni, considerato un mago della City, direttore della Olivant Advisers, società d'investimenti travolta dal crollo della Ubs, si butta sotto un treno. È la prima vittima del crac finanziario inglese. La paura invade l’Inghilterra e tocca tutte le classi sociali. L’economia è ferma, le assunzioni bloccate. La British Airways zoppica. Come tutte le altre aziende. La gente ha paura, mormorii nei corridoi, nelle pause caffè alle macchinette. Così, quando è arrivata la proposta all’inizio di giugno non è suonata così assurda: «Preparatevi a lavorare gratis».

Nella lettera Willie Walsh, l'amministratore delegato, parla chiaro: «Stiamo lottando per la sopravvivenza. Sto cercando di coinvolgere ogni singolo dipartimento della compagnia a prendere parte all'iniziativa in qualche modo». Dai dati la situazione è preoccupante. Le perdite annuali sono 375 milioni di sterline (circa 425 milioni di euro), un record assoluto senza prospettive di miglioramento. I passeggeri in calo e le prenotazioni in business class, la fetta ricca delle entrate, sono precipitate. Risparmiare fino all’ultimo penny non basta. Ci vuole di più. All’inizio i sindacati si sono ribellati, hanno gridato allo scandalo, invocato lo sciopero. Ieri la decisione definitiva. Ottocento dipendenti hanno acconsentito a lavorare gratis per un massimo di un mese. A comunicarlo è stata la stessa compagnia aerea aggiungendo che 4mila dipendenti si prenderanno delle ferie non pagate, mentre altri 1.400 si sono offerti di lavorare part-time.

A dare il buon esempio anche l’amministratore delegato. Walsh ha già fatto sapere che rinuncerà al suo stipendio di luglio di 61.000 sterline. «Come prima reazione è stata fantastica. Voglio ringraziare tutti quelli che ci hanno offerto il loro aiuto», ha detto entusiasta. I tagli sui salari faranno risparmiare alla società circa 10 milioni di sterline. Meglio non abbandonare la nave che sta affondando. Fuori troppe incertezze e tanta paura del male peggiore: vedere la propria azienda che fallisce, licenzia e fuori nessuno è più disposto a riassumerti. Il futuro fa troppa paura per alzare la testa e dire: no grazie, io voglio lo stipendio che mi spetta. Il diritto, in questo tempo di crisi, è diventato un lusso che può aspettare. È così che la domanda che pervade l’Europa in questi giorni è una sola e riguarda tutti i dipendenti: per non perdere il posto di lavoro è giusto lavorare gratis? Ora, il caso British Airways potrebbe essere il battistrada.

Visto il successo dell’operazione, molte altre aziende europee in crisi potrebbero fare altrettanto. È l’ultima frontiera della flessibilità? Le domande sul tappeto sono tante altre. Il dibattito è aperto. In Europa e in Italia, e quindi anche sul Giornale che ha lanciato il sondaggio.

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