«Lavoro e quoziente familiare Genova ha bisogno di fatti»

«Una ragione per votare Vinai? Il 27 del mese bisogna pagare gli stipendi. Ci vuole uno che l’8 maggio o il 21 maggio abbia la competenza amministrativa per diventare subito operativo».
Capito, lei Enrico Cimaschi è vicepresidente di Liguria Moderata, consigliere uscente del Municipio Centro Est ed ora è candidato in Comune e in due Municipi (Centro Ovest e Valpolcevera), il mestiere di politico ormai lo conosce bene.
«L’esperienza nel municipio è stata come vincere alla lotteria, ho imparato tantissimo e ho conosciuto un mondo che non avrei mai immaginato. Magari sei un genio della finanzia o un professore universitario, poi ti trovi a dover fare una delibera e non sai qual è il modus operandi. Ho cercato di convincere Vinai, e alla fine lui si è candidato. Mi ha chiesto “tu ti candidi? Se lo fai tu, lo faccio io”. E così sono nate le candidature. Liguria Moderata è un modo nuovo di fare politica: le vicende al Centro Est potevano diventare il trionfo dell’antipolitica. L’altra possibilità era sparigliare le carte e dire quel che è successo è successo, ma ora creiamo alternativa per Genova».
Così è stato con Liguria Moderata?
«Abbiamo fatto una lista con gente fuori dalla politica, ma che ha bacino elettorale. Per strada vedi la gente spaesata, non vuole votare. Ti chiedono com’è Vinai...
E lei cosa risponde?
«Dico che non è mica simpatico, non è un bell’uomo, né un piacione, ma uno che sa governare o amministrare. Decidano un po’ loro. Poi quando lo senti, ti accorgi che è una persona che sa parlare al cuore della gente ed è pulito».
Quanto ha pesato essere partiti tardi nella campagna elettorale?
«Vinai è uscito fuori tardi, è vero. C’è stata grande discussione al centrodestra, ma abbiamo scelto il candidato giusto. Fossimo partiti due mesi fa con uno dei tanti nomi che c’erano allora, sarebbe stato peggio. Ora stiamo recuperando, speriamo di arrivare al ballottaggio con Doria».
Cosa ci vuole per far rinascere Genova?
«Si può dar ragione a tutti, ma c’è bisogno di qualcuno che dia torto a qualcuno. Altrimenti non se ne esce. Liguria Moderata può davvero servire al centrodestra. Serve che qualcuno dica che crede in qualcosa, noi siamo a favore della famiglia, ma anche contro le ipocrisie. Ci vuole concretezza, altrimenti si vive di annunci».
Se dovesse vincere, quale sarà il suo primo atto politico a Tursi?
«Innanzitutto il lavoro, direi a Vinai cosa vogliamo fare noi. Un conto è dire che vogliamo privilegiare il lavoro, le famiglie. Ma di cosa abbiamo bisogno per farlo? Di risorse. E allora le si va a cercare. Quindi, un piano di emergenza per il lavoro e per le famiglie proporrei il quoziente famigliare cittadino».
Ammesso che non ci arrivi, Musso vi appoggerà nel ballottaggio?
«Ne sono certo. Lui è alternativo a Doria, la sua campagna non è contro Vinai, oltre a lui ci saranno tutti i vari personaggi minori che dovranno prendere una posizione. Lasciare libertà di coscienza, vuol dire non essere né carne né pesce».
Un consiglio a Vinai.
«All’inizio della campagna mi preoccupavo che non fosse in grado di andare a parlare con la gente. Deve continuare a farlo, fregandosene di partecipare a tutti i convegni.

Deve andare in giro con il camper, non farsi tirare la giacchetta da questo o quello, ma parlare al cuore delle persone. La sua dote maggiore? È una persona normale, ha quattro figli e il problema di pagare le bollette. Facendo vedere se stesso, ha scelto l’arma più importante di tutte».

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