Il lavoro interinale salva la Croce Rossa

(...)I quarantotto lavoratori che non rientravano nella quota di assunzione, infatti, sono stati «recuperati» iscrivendoli ad alcune agenzie interinali. «Il paradosso è che la Cri Milano ha sia il lavoro sia i soldi per retribuirli - continua Bruno -. Ora invece dobbiamo spendere di più, cioè la percentuale che spetta alle agenzie, per personale essenziale e che non grava sul ministero del Tesoro, ma solo sulle convenzioni».
Dopo la mancata deroga per gli operatori della Cri assunti a tempo determinato, senza l’escamotage trovato, dal primo gennaio quasi un quinto delle risorse (quarantotto dipendenti su 255 presenti nei trentaquattro Comuni della provincia milanese) sarebbe rimasto a casa nella sola provincia di Milano. «Si tratta di personale fondamentale - conclude Bruno - per garantire il servizio nei turni feriali diurni, quando i volontari sono pochi perchè occupati dal lavoro. Per farlo, però, siamo dovuti ricorrere controvoglia alla massima forma del lavoro precario esistente oggi. Unico modo per continuare a garantire pienamente la propria opera, garantendo la piena copertura delle convenzioni e la dovuta assistenza e soccorso della popolazione».

Il presidente sottolinea come non sia «comprensibile che in una manovra economica voluta per produrre un risparmio nelle casse dello Stato, non solo non si produca alcun risparmio per lo Stato, ma visto che al danno piace accompagnarsi con la beffa, si colpiscano solo i dipendenti della Cri che non gravano sui conti dello Stato e che per di più sono fondamentali per continuare ad onorare servizi di pubblica utilità e soccorso. Così facendo si danneggia quella fascia di popolazione più vulnerabile che conta sul lavoro di questi soccorritori e operatori sociali ai quali si voleva recapitare la beffa».

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