Lavoro, tutti pazzi per gli ingegneri-manager

Calano le matricole: nell’ultimo anno 16mila in meno. Gli iscritti sono in maggioranza donne: il 56 per cento

Enza Cusmai

Il neo laureato italiano più soddisfatto è maschio e ingegnere. Riesce a trovare un lavoro appena uscito dall’università, adeguato al suo titolo di studio. Percepisce uno stipendio non esaltante ma che gli offre un’indipendenza economica e una gratificazione per le mansioni che svolge. Insomma, una posizione invidiabile rispetto a molti suoi coetanei che non trovano un posto di lavoro adeguato neppure dopo anni di ricerche. Ne sanno qualcosa i medici oppure i dottori in giurisprudenza. E peggio ancora i laureati in educazione fisica e in lettere che stazionano nel limbo dei disoccupati per molto tempo prima di approdare alla destinazione finale, cioè al lavoro.
È quanto emerge dalla radiografia dell’Istat su Università e Lavoro. Ricerca da cui emergono molti dati interessanti. Come, per esempio, la diminuzione delle matricole. Nell’anno accademico 2005-2006 si sono iscritti circa 16mila studenti in meno rispetto all’anno precedente. In pratica hanno scelto di proseguire gli studi 332mila giovani che preferiscono (nove su dieci) le lauree brevi. La scelta di questa nuova formula di studi convince ma non esalta perché sei ragazzi su dieci ritengono sia dannosa alla preparazione culturale complessiva. Ma sembra il minore dei mali visto che sette su dieci pensano al corso triennale come un antidoto agli abbandoni e al cronico numero dei fuori corso. Che in università sono la maggioranza. Un giovane su cinque, infatti, non rinnova l’iscrizione già al secondo anno. Ma anche quelli che restano se la prendono con comodo: quattro su dieci sono fuori corso e il 64% si conquista una laurea dopo la scadenza degli anni previsti dal piano di studi. Solo il 15% si è laureato nei tempi previsti.
La laurea è donna. Corta o lunga che sia, la laurea rimane un obiettivo ambito. Più dalle ragazze che dai loro coetanei: su 100 iscritti 56 sono femmine, 44 maschi. E le donne scelgono facoltà classiche. Lettere, lingue, psicologia, tutti indirizzi non molto esaltanti sul piano lavorativo: solo due su dieci dei laureati del gruppo di insegnamento trovano un’occupazione stabile in tempi brevi.
Ingegneri super richiesti. C’è chi è più fortunato. Ma solo perché ha scelto meglio. Prendiamo gli ingegneri gestionali. Uno su nove vanta un’occupazione stabile entro tre anni dalla laurea. Accanto ai «colleghi» che hanno scelto la specializzazione in telecomunicazioni, in ingegneria aerospaziale e aeronautica. Chi non è portato per la tecnologia, può sempre optare per economia aziendale, per odontoiatria oppure, sorpresa, per farmacia. La richiesta di lavoro è soddisfatta nell’80% dei casi. Tra le lauree politico-sociali primeggiano quelle moderne come scienza della comunicazione, relazioni pubbliche, scienze diplomatiche: sette su dieci si piazzano rapidamente nel mondo del lavoro.
Laurearsi conviene. Quando si esce dalle superiori si è tentati di fermarsi con la scusante «tanto la laurea non serve a nulla». In realtà sembra sia così solo nel periodo immediatamente successivo alla conclusione degli studi (lavora il 21,9% dei diplomati contro il 21,1% dei laureati).

Dopo cinque anni invece, la disoccupazione scende all’8,7% per chi è laureato contro il 10,7% di chi è diplomato. Bisogna però accontentarsi: solo 4 su dieci lavorano a tempo indeterminato, mentre il 38% è assunto con contratto a termine.

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