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"L’Italia cresce, le pmi vadano all’altare"

Cantalamessa: "Nodo struttura produttiva. Modello Spagna positivo ma non basta"

"L’Italia cresce, le pmi vadano all’altare"
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Il dibattito sulla competitività del sistema produttivo italiano torna al centro dell'attenzione nel corso del Cnpr Forum Crescita economica e nuove strategie tra rinnovabili, integrazione e competitività, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri ed esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca. Un confronto serrato che ha messo a nudo limiti strutturali, opportunità e divergenze politiche nella gestione delle dinamiche economiche europee.

Ad aprire i lavori è stato il senatore Gianluca Cantalamessa (Lega), che ha richiamato il caso Spagna, spesso citato come modello: «Il Paese sta vivendo un momento positivo, ma alcuni indicatori appaiono sovrastimati: il reddito reale degli spagnoli è ancora inferiore ai livelli del 2019. È vero, la disoccupazione scende dall'11,7 al 10,6%, ma anche l'Italia ha registrato progressi significativi, raggiungendo il tasso di disoccupazione più basso di sempre (6%) e risultati record per giovani, donne e Mezzogiorno».

Per Cantalamessa, i nodi italiani restano legati alla struttura produttiva: «Le ridotte dimensioni delle imprese frenano sviluppo e qualità del prodotto. Dopo 14 anni, siamo intervenuti con una legge annuale sulle Pmi, favorendo aggregazioni, concorrenza e potenziando strumenti di accesso al credito come Fondo di garanzia e Confidi». Il parlamentare leghista ha inoltre sottolineato l'assenza di una politica industriale di lungo periodo, evidenziando come il governo Meloni «terzo più longevo della Repubblica» abbia ora la possibilità di programmare e riconquistare la fiducia di imprese e cittadini.

Di segno diverso la lettura di Ilaria Fontana (M5S), componente della Commissione Ambiente della Camera, che attribuisce il dinamismo spagnolo alla capacità di varare politiche coerenti e pluriennali: «La crescita non è un miracolo: è il risultato di scelte pubbliche solide e coordinate. La Spagna investe in innovazione, diritti, sostenibilità, ambiente e salute. Le imprese italiane non sono meno competitive, ma manca un contesto stabile che consenta loro di programmare. La certezza normativa è la leva principale: cambiare le regole ogni sei mesi genera instabilità e frena gli investimenti».

Secondo Alessandro Colucci (Noi Moderati), la priorità resta invece la stabilità politica raggiunta dall'attuale esecutivo: «L'Italia è oggi uno dei Paesi più stabili in Europa. Questa continuità permette di invertire la rotta dopo anni di governi brevi. L'obiettivo della maggioranza è ridurre il debito pubblico, condizione essenziale per abbassare il costo del denaro, stimolare gli investimenti e creare un clima favorevole a imprese e professionisti».

Di tono nettamente critico l'intervento di Francesco Emilio Borrelli (Alleanza Verdi e Sinistra): «In Italia serve una guida politica moderna, come quella di Sánchez. La Spagna rappresenta un'alternativa credibile alle derive muscolari globali: ha respinto pressioni internazionali, gestito l'immigrazione regolare, affrontato i colossi digitali e investito sulle rinnovabili. L'Italia, invece, continua a penalizzare studenti e donne, mentre si tagliano sanità e scuola».

Borrelli denuncia, inoltre, il crescente squilibrio sociale: «Le diseguaglianze aumentano e mancano misure strutturali. Anche sulla Rc auto ho presentato una proposta per una tariffa unica per chi non registra sinistri da dieci anni: sarebbe un primo segnale di equità».

Dal confronto emerge un quadro chiaro: la sfida non è solo crescere, ma

scegliere come farlo. Tra riforme strutturali, investimenti in innovazione e stabilità delle regole, l'Italia è chiamata a ripensare il proprio modello produttivo per restare competitiva in un'Europa che cambia rapidamente.

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