Posti di lavoro a rischio per Credit Suisse, che ne sarà dei dipendenti in Italia

Dopo la mega-fusione dello scorso 19 marzo, UBS ha annunciato che taglierà fino al 30% della forza lavoro, ossia 36mila dipendenti in tutto. Cosa succederà ai dipendenti in Italia? Ecco gli scenari possibili

Posti di lavoro a rischio per Credit Suisse, che ne sarà dei dipendenti in Italia

La notizia non si è fatta attendere a lungo. Dopo l’acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS è apparso subito palese che ci sarebbe stato un esubero di personale. Nelle ultime ore sono circolati anche in numeri: il giornale svizzero Tagesanzeiger parla del licenziamento del 20% - 30% del personale, ossia fino a 36mila dei 120mila posti di lavoro attuali.

C’è anche da aggiungere che sono cifre puramente indicative, perché il futuro del marchio Credit Suisse è in forse e ci vorranno diversi anni prima di capire come UBS vorrà integrare la banca acquisita che, vale la pena ricordarlo, è la seconda in Svizzera.

I licenziamenti e i dipendenti in Italia

I tagli previsti, come detto sono fino a 36mila, molti di più di quelli che avrebbe sacrificato il nuovo piano industriale di Credit Suisse, che di dipendenti ne ha 50mila a livello globale, se non fosse stata acquisita.

Di questi, 11.000 verranno cancellati in Svizzera, restano circa 25.000 posti di lavoro in esubero nel resto del mondo.

In Italia UBS e Credit Suisse impiegano rispettivamente circa 500 e circa 300 dipendenti, con una differenza sostanziale: mentre UBS è presente in 10 città italiane da Milano a Napoli, i dipendenti del Credit Suisse sono per lo più concentrati a Milano.

Gli scenari sono diversi, a partire dal fatto che considerando le prospettive future molti dei collaboratori italiani tanto di uno, quanto dell’altro istituto bancario cominceranno a guardarsi intorno ma, a prescindere, è molto probabile che – rispettano le proporzioni del 30% degli esuberi – i posti a rischio possano essere dai 100 ai 250. Va considerato che la presenza delle filiali UBS in Italia non è da mettere in forse e i dipendenti delle sedi dislocate sul territorio nazionale hanno le spalle coperte. Questo non vale per le sedi principali (Milano su tutte), laddove i ruoli professionali dei dipendenti delle due banche sono certamente più sovrapponibili.

C’è anche uno scenario più preoccupante, ossia quello che potrebbe portare a sparire del tutto il Credit Suisse (inteso come marchio).

Il futuro del Credit Suisse

Il marchio Credit Suisse potrebbe scomparire del tutto. E, facendo ricorso alla recente storia svizzera, c’è un precedente da citare.

UBS potrebbe infatti decidere di tenere vivo l’istituto bancario acquisito, rendendolo un’entità del gruppo che opera in modo autonomo e quindi con il proprio logo. L’altra ipotesi – che oggi non è del tutto da escludere – è che il marchio Credit Suisse scompaia del tutto, sostituito da quello dell’UBS ovunque nel mondo.

Nel 2007 la Banca della Svizzera Italiana (BSI) ha acquisito la luganese Banca del Gottardo, inglobandola progressivamente e quindi inghiottendone anche il logo. In quel caso l’incorporazione ha portato a una forte compressione degli impieghi dell’istituto acquisito, anche se si sta parlando di numeri ben più contenuti, alla fine dell’acquisizione – avvenuta nel 2008 – i dipendenti della Banca del Gottardo erano poco più di un migliaio. Due imprese che diventano una sola entità possono decidere di chiudere intere sedi ubicate nelle stesse città, creando così scompensi dal punto di vista occupazionale.

È vero che parte del personale della banca acquisita può essere necessaria alla nuova entità creata, ma la forte digitalizzazione del settore bancario può, casomai, promuovere l’impiego di dipendenti tecnico-informatici a discapito di dipendenti operativi nelle attività bancarie, ormai ampiamente gestite da software e circuiti di respiro internazionale.

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