Lavoro

Pilota si addormentò in volo, licenziamento annullato. Ecco perché

È illecito il procedimento di licenziamento del pilota di Ita Airways che si era addormentato in volo, ora dovrà essere reintegrato nell'azienda: ecco la sentenza del giudice del Lavoro e quali sono le motivazioni

Sentenza annulla il licenziamento del pilota che si era addormentato in volo

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Sentenza annulla il licenziamento del pilota che si era addormentato in volo

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Non solo dovrà essere reintegrato al lavoro ma gli spettano, di diritto, tutti gli stipendi arretrati da quando è stato licenziato: si tratta del pilota di Ita Airways che è stato cacciato dalla sua azienda dopo essersi addormentato per alcuni minuti durante il volo New York-Roma. Luca Redavid, giudice del Lavoro di Roma, con una sentenza ha dichiarato l'illegittimità del licenziamento perché l'uomo non ha avuto alcuna possibilità di difendersi.

Il risarcimento di Ita

Come si legge sul documento pubblicato da Repubblica, la parte convenuta (cioé Ita) viene condannata "alla reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro ed alla corresponsione della somma commisurata alla retribuzione utile ai fini del Tft pari ad euro 4.274,85 mensili dal giorno del licenziamento fino a quello dell'effettiva reintegrazione". Un bel gruzzoletto spetta al pilota che, dopo il volo del 30 aprile 2022, fu allontanato neanche un mese dopo, il 26 maggio 2022. Calcoli alla mano, gli spettano più di 70mila euro ai quali vanno aggiunti i versamenti per i contributi previdenziali ed assistenziali.

Le spese per la lite

La sentenza risale allo scorso 21 luglio ma è stata resa pubblica soltanto ora: nel testo del giudice Redavid si legge anche che l'azienda, Ita, dovrà versare diecimila euro per le "spese di lite" oltre a spese generali pari al 15%, Iva e Cpa, come stabilito dalla legge.

Una notte turbolenta

Tutto nasce la notte del 30 aprile dell'anno scorso quando il volo Ita Airways AZ609, decollato da New York, mentre si trovava a sorvolare il territorio francese prima di iniziare a virare verso l'Italia e Roma, non diede segnali ai controllori di terra per circa dieci minuti, facendo temere il peggio. Pochi istanti dopo il silenzio dalla cabina di pilotaggio, come vuole la prassi in questi casi, furono allertati alcuni caccia militari. Tutto si svolse per il meglio, non ci fu alcun problema per i passeggeri ma Ita avviò un'inchiesta interna per capire cosa fosse accaduto visto che il pilota aveva negato ogni colpo di sonno, ma si era comunque macchiato di un comportamento non in linea con il regolamento.

Il giudice del Lavoro di Roma ha riportato la lettera di licenziamento da parte Ita: la compagnia avrebbe accusato il pilota di aver causato "un gravissimo rischio per la sicurezza del volo e dei passeggeri". Il problema, però, nasce dal fatto che la compagnia ha contestato e formalizzato il licenziamento in maniera non legittima andando contro l'articolo 7 dello Statuto dei lavoratori. Come vuole la legge, il datore ha l'obbligo "di adottare un provvedimento disciplinare, di contestare l'addebito al lavoratore. La contestazione deve essere specifica, deve esporre i fatti in modo chiaro per consentire al lavoratore di individuare il comportamento contestato e difendersi".

Questa contestazione, poi, "deve essere fatta per iscritto nei casi in cui il comportamento contestato porti all'applicazione di una sanzione più grave del rimprovero verbale": tutto ciò, però, non sarebbe mai avvenuto e la procedura di licenziamento è da considerare illecita.

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