Dipendenti statali, ecco di quanto aumentano gli stipendi

L’Aran, l’agenzia incaricata delle negoziazioni con i sindacati, punta a chiudere l’accordo entro la fine del mese, garantendo incrementi salariali ai lavoratori di ministeri, Agenzie fiscali, Inps e Inail

Dipendenti statali, ecco di quanto aumentano gli stipendi
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Gli stipendi dei dipendenti pubblici sono pronti a crescere grazie all’avanzamento delle trattative sul contratto delle Funzioni centrali. L’Aran, l’agenzia incaricata delle negoziazioni con i sindacati, punta a chiudere l’accordo entro la fine del mese, garantendo incrementi salariali ai lavoratori di ministeri, Agenzie fiscali, Inps e Inail. In gioco ci sono la maggior parte dei fondi previsti per l’aumento, che comprendono anche quelli inizialmente destinati al salario variabile, premi e altre indennità.

La rivalutazione dei tabellari

L’Aran ha precisato che, “a seguito della rivalutazione dei tabellari, rimangono in media 31 euro al mese per 13 mensilità su tutto il comparto, la cui destinazione dovrà essere stabilita dal tavolo negoziale”. In pratica, in base alle tabelle contrattuali, i dipendenti delle Funzioni centrali beneficiano di aumenti definiti “tabellari”, ossia che incrementano la retribuzione base.

Gli aumenti

Gli aumenti in questione variano a seconda dell’area di appartenenza, con importi che oscillano tra i 110 e i 193 euro mensili. A questo proposito gli aumenti complessivi crescerebbero immediatamente: per un funzionario, l’incremento mensile medio arriverebbe a 172 euro. Inoltre si passerebbe da un minimo di 141 euro per gli operatori (il livello più basso della scala gerarchica nei ministeri) fino a 224 euro per le posizioni di alta professionalità, una categoria di super-funzionari introdotta con l’ultimo contratto, ma mai realmente affermatasi. Antonio Naddeo, Presidente dell’Aran, ha specificato al Messaggero: “Siamo aperti a discutere soluzioni che possano portare alla firma del contratto”.

La bozza

La bozza della contrattazione integrativa, introduce importanti novità. Tra queste, la possibilità di utilizzare strumenti per facilitare l’inserimento dei neoassunti, come politiche di welfare e smart working, affrontando il problema della “fuga” dei giovani dal Mezzogiorno verso il Nord, dove rinunciano ai posti di lavoro a causa dei costi di trasferimento. Inoltre, viene confermato un potenziamento dello smart working, eliminando il vincolo della presenza fisica in ufficio per le amministrazioni, e vengono mantenute le politiche di “age management” per sostenere i dipendenti prossimi alla pensione.

In questo scenario si potrebbe aprire una nuova tornata contrattuale per il periodo 2025-2027, grazie a risorse destinate a incrementi annuali del 2% per tre anni, pari a un totale del 6%. Questo approccio mira a garantire una continuità nei rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici, come auspicato dal ministro Paolo Zangrillo.

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