Lavoro

Stipendi, addio privacy. L'Ue ci obbliga a dire quanto prendiamo

L'Europa impone di rendere pubbliche le buste paga sia nel settore pubblico che privato: la misura introdotta contro il gender gap

Stipendi, addio privacy. L'Ue ci obbliga a dire quanto prendiamo

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Addio privacy sul luogo di lavoro. Un dato sensibile e privato come la busta paga potrà ora essere di dominio pubblico. A stabilirlo è stata la direttiva Ue 2023/970, secondo la quale i lavoratori potranno entrare a conoscenza del guadagno dei colleghi. Secondo la direttiva, infatti, i lavoratori e i loro rappresentanti potranno "richiedere e ricevere per iscritto informazioni sul loro livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore".

La direttiva viene presentata come un atto indispensabile per ridurre il gender gap nelle retribuzioni in Europa, dove le donne guadagnano mediamente il 13% in meno rispetto agli uomini. Con questa misura, l'Unione europea dichiara di star lavorando alla parità di retribuzione ma, nei fatti, sta limitando la privacy dei lavoratori. Anche perché, come viene indicato nella direttiva, la nuova misura si applica "ai datori di lavoro del settore pubblico e privato. La presente direttiva si applica a tutti i lavoratori che hanno un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro quale definito dal diritto, dai contratti collettivi e/o dalle prassi in vigore in ciascuno Stato membro, tenendo in considerazione la giurisprudenza della Corte di giustizia".

Ed è proprio in ragione della sbandierata volontà di ridurre il gender gap nelle retribuzioni che "ai lavoratori non può essere impedito di rendere nota la propria retribuzione". Ciò detto, "se le informazioni ricevute sono imprecise o incomplete, i lavoratori hanno il diritto di richiedere, personalmente o tramite i loro rappresentanti dei lavoratori, chiarimenti e dettagli ulteriori e ragionevoli riguardo ai dati forniti e di ricevere una risposta motivata". È evidente che la nuova direttiva sia di natura ideologica e non sia uno strumento risolutivo per la questione gender gap ma, anzi, rischi di creare divisioni ancora più gravi e spaccature.

Il principio sul quale si basa è deleterio e va a violare una sfera privata come quella economica, soprattutto perché si rivolge anche alle aziende private.

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