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"L'aziendina" di Fini vale cinquecento milioni di euro

Tutti gli affari che ruotano attorno al presidente della Camera: lo zoccolo duro gli immobili controllati dal fedelissimo Lamorte, una settantina. Il "Secolo d’Italia" incassa un milione e mezzo di soldi pubblici. E i Tullianos, tra la Rai e Montecarlo...? L'ex An Bornacin: "C'era chi voleva quella casa, ma il partito mi disse di no"

"L'aziendina" di Fini vale 
cinquecento milioni di euro

È la Gianfranco Fini spa. L’impero di famiglia,intesa co­me Fini trattino Tulliani, per­ché il destino del co- fondatore del Pdl è strettamente legato a quello di Elisabetta, la sua com­pagna, e del fratello Giancarlo. La Fini spa,l’aziendina di fami­glia, per usare il linguaggio di Silvio Berlusconi, è in realtà una potente lobby con interes­si che spaziano dagli immobili - quelli dei Tulliani ma soprat­tutto le case di An - al mondo editoriale, con la presenza del Secolo d’Italia , e alla Rai dove la famiglia Tulliani aveva mes­so­piede stipulando alcuni son­tuosi contratti. Un’aziendina, che se si sommano paziente­mente tutte le voci e si conteg­gi­ano ancheisoldi del finanzia­mento pubblico, vale a spanne almeno 500 milioni di euro. Ci­fre di tutto rispetto, ancora più importanti nel momento in cui Futuro e libertà prende il largo e taglia i ponti, tutti i pon­ti, con il Pdl.
Il patrimonio immobiliare di An
Si tratta di un grappolo di 70 immobili, fra cui la storica se­de di Via della Scrofa a Roma, raggruppati in due società: Im­mobiliare Nuova Mancini srl e Italimmobiliare srl. L’ammini­stratore unico è Donato La­morte, fedelissimo di Fini. Il va­lore? Fra i 300 e i 400 milioni di euro, secondo stime approssi­mative. Insomma, il mattone dà carburante sufficiente per far viaggiare il convoglio, appe­na partito, di Futuro e libertà. L’obiettivo di Lamorte è creare una fondazione entro l’anno prossimo. Intanto si può regi­strare l’avanzo di gestione: al 31 dicembre 2008 è stato pari a 10 milioni 333.573 euro. Nume­ro cui vanno aggiunti quelli del finanziamento pubblico: un quarto di quelli incassati dal Pdl, ovvero 160 milioni e spic­cioli nel 2006 e ben 174 milioni nel 2008. Dunque, i finiani han­no incamerato in due tranche 82 milioni e seicentomila euro.
Il patrimonio dei Tulliani
Il pasticcio della casa di Mon­te­carlo insegna che c’è un lega­me, con il sistema dei vasi co­municanti, fra il patrimonio del partito e quello nella dispo­nibilità dei Tulliani. L’apparta­mento di boulevard Princesse Charlotte arriva al partito dal­l’eredità della contessa Anna Maria Colleoni e oggi è abitato, con un contratto d’affitto di cui non si riesce a conoscere l’im­porto, da Giancarlo Tulliani. Ma in fondo, per quanto strate­gico, e nel Principato anche un centimetro quadrato vale oro, il quartierino monegasco è so­lo un pezzetto del tesoretto dei Tulliani. Il quartier generale della coppia Giancarlo-Elisa­betta è in un complesso resi­denziale nel quartiere di Val Cannuta a Roma, in via Confor­ti. Qui fra il ’98 e il 2010 Elisabet­ta e il fratello hanno comprato cinque appartamenti, otto ga­rage, cinque soffitte, un villino con annessa piccola autori­messa. Niente male per i fratel­li che fino al ’98, dodici anni fa, in via Conforti non avevano nulla. Ma l’elenco dei beni non finisce in via Conforti. E com­prende alcuni terreni, come quello che si estende per 2,5 et­tari a Casaprota, in provincia di Rieti, e un altro a Capranica Prenestina, leggermente più piccolo. E poi altri apparta­menti, come l’attico di via Sar­degna, box, posti auto e mac­chine di prestigio: per la preci­sione due Porsche, un’Audi, una Minimorris, una Merce­des, tutte acquistate in un auto­salone della via Appia e intesta­te a Elisabetta. E tele a firma di maestri del Novecento come Guttuso, De Chirico e Campi­gli. L’elenco minuzioso di que­sti beni - in parte sovrapponibi­li a quelli di vai Conforti - non viene dai Tulliani, come al soli­to abbottonati, ma da Luciano Gaucci, l’ex fidanzato di Elisa­betta, che sostiene di averli in­testati alla famiglia della fidan­zata «per salvaguardare par­zialmente il proprio patrimo­nio» prima della bufera giudi­ziaria che ha investito l’ex pa­tron del Perugia. Gaucci chie­de la restituzione di case, box e auto, i Tulliani sostengono di aver comprato da altri, Gaucci risponde di aver dato loro 3,1 miliardi di lire cash. Oltre a me­tà della famosa vincita azzecca­ta al Superenalotto. I giudici stanno studiando gli incarta­menti e cercano di capire se al­l’origine delle fortune dei Tul­liani ci sia un peccato origina­le. Certo se il patrimonio di An vale almeno 300 milioni di eu­ro, quello dei Tulliani, per quanto minato da Gaucci, do­vrebbe superare i 20 milioni di euro. In ogni caso, i Tulliani al gran completo, padre, madre e figli, sono presenti nello stato di famiglia di Gianfranco Fini.
Viale Mazzini
La famiglia Tulliani si è data da fare nell’immobiliare ma era sbarcata pure in Rai. La si­gnora Francesca Frau, la mamma di Giancarlo ed Elisa­­betta, nel 2009 aveva realizza­to con la At media un exploit spuntando un contratto da 1,5 milioni per uno spazio al­l’interno del programma Fe­sta italiana . Il clamore della Tulliani story non le ha giova­t­o e il contratto non è stato rin­novato. Anche Giancarlo ha provato a sbarcare in Rai, ma senza troppa fortuna. Il suo programma Italian Fan Club Music Awards si è fermato al 6 ,8 per cento di share. E la car­riera televisiva si è inceppata allo stesso punto. Natural­mente, alcuni amici di Fini so­no presenti in Rai: fra gli altri Gabriella Buontempo, la mo­glie di Italo Bocchino, con la Goodtime enterprise, e il de­putato Luca Barbareschi, at­traverso la Casanova multime­dia.
La sanità
Se oggi si parla dell’apparta­mento di Montecarlo e dei contratti Rai della signora Frau, il capitolo sanità riman­da­ al passato prossimo e preci­samente al 2007. La moglie, or­mai separata, di Fini Daniela Di Sotto viene convocata in Procura per l’accreditamento lampo concesso, nel 2005, dal­la giunta Storace alla Panigea Poliambulatorio Cave. Si trat­ta di un centro diagnostico che ha fra i suoi soci forti pro­prio la Di Sotto e con lei Fran­cesco Proietti Cosimi, ex segre­tario di Fini e oggi deputato di Futuro e libertà, e Patrizia Pe­scatori, moglie del fratello del leader di An Massimo Fini che, fra parentesi, della Pani­gea è stato direttore sanitario. In un’intercettazione, dispo­sta da Henry John Woodcock e poi trasmessa alla magistra­tura romana, Daniela Di Sotto racconta a Proietti Cosimi di aver ottenuto in soli sette gior­ni l­’accreditamento per la riso­nanza e la tac. Un record.
Il Secolo d’Italia
Il giornale diretto da Flavia Perina, finiana di ferro, è gesti­to da una srl ma è controllato da An con una quota due par­tecipazione del 97 per cento. Nel 2008 ha incassato oltre 1,5 milioni di euro come giornale del Pdl. Qualche giorno fa, la Perina ha deciso una volta per tutte il divorzio dal Pdl. Anche il matrimonio di carta è finito. E il finanziamento?
Il gioco d’azzardo
C’è un legame, per quanto esi­le, fra gli interessi della lobby finiana e i Caraibi. Qui ha sede la Atlantis World Group di Ja­mes Walfenzao, società fortis­sima nel gioc­o d’azzardo e pre­sente in Italia nei business del­le slot machine e dei videopo­ker attraverso la controllata Bplus. Il referente italiano del­l­’ Atlantis è Amedeo Laboccet­ta, deputato oggi schierato con Berlusconi ma per molto tempo assai vicino a Fini.

A Walfenzao fanno invece capo la Printemps e la Timara, le due società off­shore che com­paiono nel carosello dell’ap­partamento di Montecarlo.

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