Lazio, alti e bassi ma «un titulo» e l’Europa League

Per una volta arrivare dietro ai cugini per i biancocelesti non ha il sapore agro del fallimento. La squadra di Delio Rossi infatti è l’unica in Italia a non chiudere la stagione con «zero tituli», grazie alla conquista della Coppa Italia, primo trofeo della gestione Lotito. E poi quel 4-2 nel derby di ritorno. Ma quanta discontinuità...
PROMOSSI. Zarate. È stato il suo anno. La più grande delle scommesse vinte da Lotito, il suo valore è pressochè raddoppiato. Per lunga parte della stagione è quasi sempre imprendibile, ai primi freddi si prende qualche pausa di troppo. Ma nessuno è perfetto...
Muslera. L’oggetto misterioso non è più tale ma un bel portierino che non potrà che crescere ancora.
Pandev. La sua stagione superlativa ha un solo neo, l’essere stata oscurata dal boom di Zarate. L’anno prossimo probabilmente non ci sarà e solo allora si capirà davvero la sua importanza.
Kolarov. Una delle sorprese più belle della stagione biancoceleste, intelligente in campo, esplosivo al tiro. Un investimento.
Lichtsteiner. Bella scoperta, lo svizzerotto, soprattutto nel rapporto qualità-prezzo. Si toglie anche lo sfizio di un gol nel derby.
Ledesma. Non sempre è decisivo o vistoso, ma è sempre al centro del gioco, con una costanza di rendimento che sarebbe auspicabile anche in altri giocatori
Foggia. Inizia senza squilli, poi finalmente trova una sua dimensione, grazie anche al cambio di modulo, e cresce molto.
Siviglia. Il consueto contributo di esperienza, affidabilità e forza fisica.
RIMANDATI. Matuzalem. fuori per buona parte della stagione non può ambire alla promozione piena, ma per quanto ha fatto vedere meriterebbe la conferma.
Rocchi. Paga a caro prezzo l’infortunio iniziale e poi l’esplosione di Zarate, finendo da terzo incomodo in attacco. Ma quando Rossi gli ha dato fiducia non ha tradito.
Diakité. Forse meriterebbe più spazio, ma spesso Rossi non glielo concede. Forse a causa della giornata nera di Cagliari.
Rozehnal. Incostante, il ceco dà l’idea di poter fare di più. Magari già dall’anno prossimo.
Del Nero. Anche lui a lungo fuori per infortunio, fa vedere qualcosa quando a fine stagione Rossi si ricorda di lui.
Brocchi. Dà quello che può. Vale a dire grinta e garretti. Il resto non gli appartiene.
Dabo. Stagione in chiaroscuro, si salva dalla bocciatura perché con il rigore decisivo in Coppa Italia diventa l’uomo copertina della stagione laziale.
Radu. Un anno interlocutorio ma potrebbe essere ancora utile alla causa.
BOCCIATI. Meghni. Grandi mezzi tecnici, poco carattere. Come Godot, si aspetta sempre ma non arriva mai.
Carrizo. Una delusione davvero acre, se si pensa a quanto la Lazio ha faticato per averlo: partito come titolare inamovibile finisce malinconicamente in panchina.
De Silvestri. Un anno perso per il giovanotto, che un anno fa voleva spaccare il mondo e ora rischia di lasciare Roma.


Manfredini. È forse ora per lui di cambiare aria.
Mauri. Preoccupante l’involuzione di questo giocatore, passato dalla nazionale all’anonimato.
Cribari. Il Panucci laziale, si autoesclude e finisce nella lista dei cattivi.

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