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Lazio-Brescia da sogno è la vera sfida al vertice

nostro inviato a Appiano Gentile

Finalmente un gesto di civiltà. É venuto ad insegnarcelo Rafa Benitez. Alla faccia dell’invasato che lo ha preceduto su quella panchina. Ieri ha deciso catenaccio stretto: non mi faccio prendere in castagna su questioni polemiche, ha detto ai suoi prima di andare in conferenza stampa. Si era appuntato un’idea. E l’ha sganciata subito. «Sono d’accordo con Agnelli: abbassare i toni in tribuna e alzare l’intensità in campo. Usiamoci rispetto. Io vengo da un paese, l’Inghilterra, dove si può sempre scendere in campo senza avere quel tipo di problemi, dove tutti rispettano gli altri. Spero succeda anche a San Siro e i tifosi si godano la partita». Eppoi difesa stretta come un pugile appoggiato alle corde con la guardia alta.
Inter-Juve ha il lato A e il lato B. Il lato A è quello giocato in tribuna, a parole, e con il fuoco della polemica e dell’invettiva fra le mani. Dovrebbe essere la parte meno importante, invece si è presa il palcoscenico che conta. Il lato B è quello sul campo: gioco, gol, strategie, tattica, divertimento, classifica. Dovrebbero valere di più, ma tra Milano e Torino il pallone si è capovolto. Val più una rivelazione di Moggi piuttosto che un gol di Eto’o o Del Piero. Benitez ha capito in qual paese calcistico si è venuto a cacciare. Lo ha fatto sapere qualche giorno fa, alludendo alle polemiche sugli arbitri. «Ci stiamo avvicinando a Roma-Inter e Inter-Juve: ho capito tutto». Molto ancelottiano nel modo di affrontare le polemiche: non sguaiato, piuttosto ironico. Stratega nato, non perdona nulla ai nemici suoi della panchina, ma usa la forza della parola, non gli sbraiti, prima di mettere in opera sul campo. E così farà con l’Inter. In Italia sono scomparsi gli avversari-allenatori che possano tener botta a suon di pedigrèe. E allora se Inter-Juve è uguale a Real-Barcellona o Manchester United-Liverpool, ho già vissuto queste tensioni, racconta Benitez. E si adeguerà.
Non c’è bisogno di far correre la fantasia, basta affidarsi al realismo. Rafa ha in mano un ’Inter “Resto del mondo“. Un po’ monca, con Milito che sfoglia la margherita: giocare o non giocare (subito). La Juve se la gode con un pizzico di Italia a far da spina dorsale. Moratti rispetta la sua tradizione. Agnelli non ignora che in quella bianconera ci sono i grandi stranieri, che ne hanno fatto storia e successi. In questo, solo in questo, Inter e Juve si somigliano. L’Avvocato sarebbe inorridito pensando di affidare agli italiani tutto il suo diletto.
Oggi la Juve sta cambiando. Com’è? Benitez regala una risposta ovvia: «Avrà fame di vincere e per noi sarà più difficile. Però l’Inter può vincere contro chiunque». Inutile ripensare all’idea che su quella panchina poteva sedere lui. «Sono orgoglioso di essere all’Inter e rispetto Delneri», ha concluso forse dicendosi: mi è andata bene. Rafa ora è assorbito dalla sua missione: cambia l’Inter solo nei particolari. Ha recuperato Lucio e lo manderà in campo, si è dovuto arrendere davanti ai dubbi di Pandev e Samuel (assenti). Non avendo avuto i ricambi di mercato, si sente costretto a non variare il modulo. Liscia il capo dei giovanetti, ma la fiducia è una cosa seria. «Sono bravi, avranno possibilità, soprattutto se ci saranno tanti infortunati». Coutinho e Biabiany potrebbero giocarsela pure contro la Juve, ma le risposte incerte del tecnico sono un segnale: uno forse, due ma....
Sarà Inter-Juve ma pure Moratti (che non ci sarà) contro Agnelli (anche se Paolillo le ha sparate peggio di tutti). Ricordi di gol contro ricordi di scudetti dati e tolti, veleni che non finiscono mai. Sarà il calcio che vorremmo contro il calcio che ci opprime. Conterà poco per la classifica, di più per i gusti del tifoso. Benitez si associa: «É chiaro che non sarà una partita a far la differenza, perchè vincerà quella squadra che in sei-sette mesi si dimostrerà più forte. Anche se la Juve è squadra da prime posizioni».
Però sarà regina delle sfide, ora e sempre. Comunque la si guardi. Senza Balotelli: chi ne sentirà più la mancanza? L’Inter o il tifo juventino? Con un terzo incomodo: la statistica. L’Inter non perde in casa da 49 match e l’ultima volta le è toccato contro la Juve (campionato 2007-08).Se il pallone non bluffa, vederla perdere stavolta è al limite dell’impensabile. Più facile ritrovarsi in un pareggio. Sarà guerra di nervi, anche se qui nessun pare averli a prova di sconquasso. Solo Benitez, in tal senso, è una garanzia. E magari Eto’o che difenderà la leadership, interna ed esterna. Ci sono tante ragioni perchè questa partita lasci un buon ricordo, ma una sopra tutte. Ancora una volta è venuto ad insegnarcelo Benitez. Costretto dal buon senso, più che dalle attenzioni societarie.

«Tutto il mondo guarderà questa sfida, sarà un’opportunità per dimostrare che si può giocare a calcio, avere rivalità, ma pure rispetto: fra avversari e tifosi». Sì, è vero, ma sono concetti difficili da digerire per i nostri ultrà, soprattutto se siedono nelle tribune d’onore.

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