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La Lazio scende in campo per i detenuti di Rebibbia

La squadra, insieme a Lotito e Reja, si è recata in visita nel carcere romano e ha assistito a una partita tra gli «ospiti» della casa circondariale. Particolarmente festeggiato Tommaso Rocchi che ha varvato recentemente la soglia dei cento gol in maglia biancoceleste.

Prima la nazionale di calcio, nel settembre scorso in visita al carcere di Sollicciano. Oggi la Lazio, schierata per un giorno nel carcere di Rebibbia per una iniziativa di solidarietà verso i detenuti. Le porte del penitenziario romano si aprono per fare entrare i campioni biancocelesti e regalare una giornata speciale a chi soffre.
A fare visita ai detenuti sono Stankevicius, Cissé, Gonzalez, Sculli e il capitano Tommaso Rocchi accompagnati dal presidente Lotito, dal tecnico Reja con il suo vice Lopez, dal team manager Manzini e dal preparatore atletico Febbrari. Una folta delegazione che si schiera ad assistere al match tra i condannati a più di cinque anni e la selezione di coloro le cui sentenze devono ancora passare in giudicato. Una sfida finita due a due, con i complimenti finali da parte della rappresentanza laziale e della presidente della Regione, Renata Polverini. Particolarmente festeggiato dai detenuti è il capitano della Lazio, Tommaso Rocchi, che ha recentemente varcato la soglia dei cento gol in maglia biancoceleste.
«Ringrazio i giocatori e dirigenti della Lazio che hanno accolto quest'invito, perchè hanno accettato di passare con noi un po' del loro tempo, e il presidente Lotito, perchè ogni volta che viene chiamato a un gesto di solidarietà e altruismo è sempre presente» dice la Polverini. «Ormai i palloni, le maglie e le tute della Lazio le portiamo ovunque: lo scorso anno ad esempio insieme al capitano e alcuni giocatori abbiamo accolto i ragazzi che arrivavano da zone di guerra all'aereoporto di Fiumicino. Vogliamo mandare un messaggio di vicinanza ai detenuti che vivono una situazione di disagio e difficoltà, ma vogliamo far anche capire che il tempo all'interno degli istituti di pena può essere utilizzato per cercare un riscatto poi fuori, nel momento in cui si torna liberi. Durante le vacanze natalizie torneremo qui, nell'ambito dell'iniziativa Natale per tutti, dove porteremo ben 5 volte in questo carcere attori, cantanti, artisti dello spettacolo». Ha preso poi la parola il presidente Lotito: «Noi siamo sempre contenti e molto disponibili per iniziative come questa, con cui vorremmo portare un sorriso e uno sprone a superare i momenti difficili per poter ripartire con logiche totalmente diverse da quelle che hanno determinato la pena, basate sulla solidarietà, sulla valorizzazione dell'individuo, anche per il futuro. Siamo venuti con la consapevolezza di poter portare la voglia di riscatto che i giocatori dimostrano sul campo con grandi gesti atletici che sono espressioni di un atteggiamento da consacrare poi nella vita civile quotidiana. Questi momenti di difficoltà che stanno vivendo i detenuti possano cosi diventare un bagaglio di esperienze che gli impedisca di ripetere gli errori. Questa società è totalmente disponibile nei confronti di coloro che soffrono, per far sì che lo sport costituisca un elemento in più per avere una voglia di affermazione diversa che si traduca nei comportamenti. Non esistono campioni solo sul campo, bisogna essere campioni nella vita, negli atteggiamenti e nella disponibilità verso chi ha bisogno d'aiuto anche per il futuro. C'era un motto: usateci, ci troverete. Lo sport aiuta il fisico e la mente, e noi vogliamo coltivare anche l'aspetto spirituale, perchè ogni individuo trovi la serenità e la forza di ripartire». Non mancano i siparietti con i detenuti. Ci sono diversi napoletani ospiti a Rebibbia. Reja, tra loro, è il più acclamato, l'allenatore della scalata dalla serie C alla massima serie. Ma il tecnico ormai pensa solo alla Lazio: «Questa stagione è toccata a voi, il prossimo anno ci andiamo noi in Champions», scherza divertito. Qualcuno però prova a metterlo in crisi: «Torna a Napoli, sei uno di noi», grida un tifoso durante la conferenza stampa. E' un derby biancazzurro, ma guai a tralasciare la rivalità stracittadina. Un detenuto di fede giallorossa propone uno scambio: «Lotito facciamo lo scambio - urla - che a noi ci serve un allenatore». E' un clima goliardico, ovviamente senza veleni. C'è persino chi lascia un bigliettino col proprio nome a Cissè: «Ti prego, ricordati di me. Quando uscirò, ti vengo a trovare». Il francese lo abbraccia e scambia con lui un segno di intesa.

C'è anche un regalo che i detenuti consegnano alla Polverini, una maglietta dalla scritta ironica: «Diabolik è mio fratello».

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