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«Leader del Polo farete la fine di Mussolini»

Slogan su Nassirya. E stasera nuovo presidio a Milano

«Leader del Polo farete la fine di Mussolini»

da Milano

Le poesie, quelle le hanno lette. Anche il teatro, l’hanno fatto. Suonata la musica, affissi i manifesti, distribuiti i volantini e deposti i fiori. Milano, via Brioschi. Notte del 16 marzo. Cinquecento attivisti dei centri sociali ricordano Davide Cesare detto «Dax», il militante dell’Orso ucciso tre anni fa da alcuni estremisti di destra. Concluso il presidio, inizia il corteo. Da via Brioschi a via Gola, la serata della memoria finisce in slogan. «Piazzale Loreto ce l’ha insegnato, uccidere un fascista non è reato». Un classico, ma c’è dell’altro.
Quindici minuti di odio e cori, e allora «Bossi boia!», e «Boia» Berlusconi e pure Fassino (anche lui), e va a finire che si sprecano le rime dal gusto rétro. Dal «fascisti e polizia, vi spazzeremo via!», al «Berlusconi, Bossi e Fini, farete la fine di Mussolini».
Diluita la memoria di Dax, che «vive e lotta insieme a noi», nel pessimo «dieci, cento, mille Nassirya», ripetuto un paio di volte. Tutto il peggio della manifestazione consumato in una manciata di cori, e in poche centinaia di metri tra il luogo dove Davide Cesare venne ucciso, e il centro sociale a cui apparteneva. «Dax nei nostri cuori», ma a quel punto cede il passo alla contestazione rabbiosa.
Con lo sguardo al presidio di oggi davanti al carcere di San Vittore, a partire dalle 14. «Il clima che si vuole costruire in città - si leggeva nel volantino distribuito dagli autonomi nel corso della manifestazione -, in specifico il tentativo di isolamento fomentato da un articolata campagna mediatica e politica, si concretizza nel divieto del questore del corteo di sabato 18 marzo (per un più modesto presidio sotto il carcere di San Vittore) e nella conferma, collettiva e aprioristica, quasi totale degli arresti da parte dei Gip».
E allora anche i giudici che hanno confermato gli arresti dopo la «guerriglia» che sabato scorso ha messo in scacco Milano fanno politica, perché «la militanza antifascista dei compagni è il vero motivo del loro arresto», ma l’ordine è di «continuare il percorso di lotta e di battaglia politica insieme a tutte le realtà e alla soggettività che vogliono contrastare la presenza fascista nei territori».
Oggi si vedrà, allora. Altri cori e altri slogan. «Saremo in presidio e non in corteo, ma non ci sarà spazio per forzature e provocazioni di alcun genere». Sarà. «In corso Buenos Aires, Berlusconi e tanti rappresentanti della sinistra istituzionale, in via Brioschi i frequentatori dei centri sociali», spiegano per antitesi e secondo logica antagonista, con l’occhio al corteo contro la violenza che nel frattempo sfila sui resti ammaccati della città «post-conflitto». «Perché - dicono - Milano è anche un’altra».

Appunto.

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