Il leader sindacale e lo spettro dei salari sul modello Toyota

Nella trattativa tra il Congresso e le ex Big Three un ruolo rilevante lo ha avuto il sindacato Uaw (United auto workers), che quando era al massimo dello splendore aveva portato trattamenti particolarmente vantaggiosi agli iscritti. Alle audizioni, insieme coi numeri uno delle tre case automobilistiche, ha infatti partecipato il leader dell’organizzazione Ron Gettelfinger. La sua missione: evitare nuovi sacrifici agli operai. Forte nei territori storici dell’auto (Michigan e Illinois) e un po’ meno in Ohio e Wisconsin (negli altri Stati i sindacati non sono presenti nelle fabbriche), l’Uaw ha subito messo in chiaro di non sottoscrivere ulteriori concessioni in termini di salari e di benefici.
Il sindacato ha infatti accettato di recente numerose riduzioni di salario per i nuovi assunti, dicendo anche sì alla proposta di aumento della propria percentuale di contribuzione ai piani sanitari e pensionistici. L’Uaw, comunque, sta anche pagando la scelta di aver appoggiato Barack Obama alle elezioni: per mettere in difficoltà Gettelfinger, i repubblicani hanno posto come condizione di dare il via, già nel 2009, alla parificazione dei salari con quelli (più bassi) pagati nel Sud dalle concorrenti asiatiche come la Toyota.

Per l’Uaw, invece, è necessario un allungamento dei tempi anche per capire come funzionerebbero i meccanismi. L’adozione stretta della norma, infatti, renderebbe la Toyota responsabile di determinare i livelli salariali di tutti gli addetti dell’auto.

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