Simone Mercurio
Atteso dalle sue giovani fan, arriva finalmente a Roma lex Blue Lee Ryan in concerto dalle 21, al Gran Teatro di via Tor Di Quinto . E la La febbre delle fan è ormai alle stelle, per il «pulcino» della celebre boyband inglese. Dotato di un innato talento, Ryan ha recentemente deciso di mettersi alla prova e di proseguire la sua avventura nel mondo della musica in solitaria. In questo viaggio, il cantante si è fatto aiutare ed accompagnare da Hugh Goldsmith, produttore che ha già lavorato al lancio dei Take That e degli stessi Blue. Frutto di questa collaborazione, un album pubblicato a luglio anticipato dallomonimo singolo Army Of Lovers. Il tour italiano, partito lo scorso 3 dicembre dal Palasport di Padova, vede Ryan esibirsi per la prima volta da solista. E a conti fatti, quello dellex Blue si può definire come un pop «maturo», pieno di soul contemporaneo e sonorità che prediligono le influenze soul al R&B americano mischiandolo con strumenti acustici. Chi fino ad oggi lo aveva liquidato come un eccellente frontman e niente più, ha dovuto fare dei passi indietro, perché Lee si sta rivelando un cantante in grado di oscillare tra entertainment di gran classe, buone ballad adulte e pezzi più frizzanti. Se sussiste un elemento che spiazza in questo esordio è proprio lo stordente divagare tra i diversi generi, che evita di tratteggiare un profilo stilistico definitivo del giovane cantante.
Il singolo Army of lovers è una canzone segnata da placidi accordi di chitarra acustica e da una linea melodica folksy scheggiata di blues. Sonorità black si possono trovare in Real love ed in Parking trovano posto il pianoforte e gli archi. Miss me everything è un caldo funky jazz mentre la luminosa In the morning può essere unottima «canzone del risveglio». Eccolo, dunque, Lee Ryan, fenomeno sul palco, ma instabile nella vita reale: il «ragazzo dei tabloid».
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