Cronaca locale

Lega all’attacco: «No alla cittadinanza low cost»

L’intenzione c’era da tempo, ma gli ultimi episodi di cronaca nera con protagonisti immigrati sia regolari che clandestini, hanno inevitabilmente accelerato i tempi. E così, in una Lombardia che comincia a interrogarsi su temi e problemi della convivenza con gli extracomunitari, la Lega Nord annuncia la sua campagna d’autunno. Una mobilitazione contro il governo e il suo progetto di «cittadinanza low cost». Cinque anni e un esamino per potersi ritenere italiani a tutti gli effetti. Una proposta contro cui insorge il Carroccio in Regione, anticipando la richiesta di un progetto di legge da presentare al Parlamento per regolamentare l’accettazione delle domande e favorire l’espulsione immediata di tutti i clandestini.
«I fatti degli ultimi giorni - attacca Davide Boni, capodelegazione della Lega Nord in consiglio regionale - non fanno altro che confermare i dubbi e le perplessità che abbiamo sempre sollevato in merito a provvedimenti di clemenza e di falso solidarismo portati avanti in questi primi mesi di governo del centrosinistra». Preoccupazioni condivise da Stefano Galli. «Il governo - aggiunge il capogruppo della Lega al Pirellone -, ha imboccato una strada che ci porterà inesorabilmente a subire quotidianamente i crimini a cui stiamo assistendo in questi giorni. Chiediamo l’espulsione immediata di tutti i clandestini». E così a settembre arriverà la richiesta di un progetto di legge per arginare l’immigrazione. «Sarà il parlamento lombardo - assicurano polemicamente i colonnelli del Carroccio - a dare uno scossone al governo sinistroide e sinistrorso di Roma. È un dovere che gli eletti lombardi hanno nei confronti del loro popolo. Se a Roma c’è chi vuole farlo massacrare dagli extracomunitari noi abbiamo l’imperativo di salvaguardarlo». Accuse che non risparmiano nemmeno gli alleati. «Purtroppo anche all’interno della Cdl c’è chi perde un sacco di tempo a correre dietro a chimere di larghe intese. Per il governo Prodi, per i clandestini e per coloro che si macchino di questi tipi di reati, ci vogliono solo calci nel sedere».
Dai banchi del governo, l’intervento della milanese Barbara Pollastrini. «Il libro nero dei diritti umani delle donne si allunga di altre pagine buie», le parole del ministro per i Diritti e le Pari opportunità. «Strazi» che ripropongono alla coscienza di ognuno quanto esse «siano vulnerabili e a rischio brutalità». «In Europa - spiega - la prima causa di morte delle donne tra i 16 e i 60 anni è la violenza, non gli incidenti stradali o le malattie». E ricorda come spesso la violenza sia subita tra le mura domestiche. Per porre rimedio occorre «un programma d’azione su più piani, fatto cioè di campagne per il rispetto delle donne e dei loro diritti, di centri antiviolenza e accoglienza, di confronto culturale nella scuola, potenziamento dei servizi sociali».
Torna invece a parlare di «castrazione» il coordinatore delle segreterie della Lega Roberto Calderoli. «È una cosa lecita - assicura - che proposi 2 anni fa e viene praticata in Paesi civili. Solo l’ipocrisia qui impedisce l’attuazione di quella che è una terapia. Se la chiamassimo androsospensione, nessuno direbbe nulla.

Il solo fatto che si usi l’espressione castrazione, fa scattare i tabù di tanti ipocriti repressi».

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