Guido Mattioni
nostro inviato a Cernobbio
Il Medio Oriente non ha bisogno dell'opzione nucleare e men che meno delle micidiali armi che utilizzano questa energia. È un monito severo rivolto a tutti i Paesi dell'area, nessuno escluso, quello pronunciato ieri dall'egiziano Amre Moussa, segretario generale della Lega Araba nel corso della prima giornata di lavori del Workshop Ambrosetti a Villa d'Este, sul lago di Como.
«Come responsabile di questa organizzazione dico che il dossier nucleare per il Medio Oriente è di fondamentale importanza per la sicurezza regionale - ha esordito Moussa -. E noi, come Lega Araba, diciamo che quest'area del mondo non ha bisogno di armi nucleari, perché la conseguenza della corsa all'atomo finirebbe per tradursi unicamente in una tragica corsa agli armamenti. Quindi, se le armi nucleari resteranno lontane dal Medio Oriente, saremo tutti più al sicuro. E questo monito vale per l'Iran, per Israele, ma anche per tutti i Paesi della regione. Non ci sono e non ci possono essere eccezioni. Deve valere per tutti i Paesi, perché lo scopo ultimo a cui puntiamo è quello di poter arrivare alla costituzione di una zona libera dalle armi nucleari», ha aggiunto Moussa.
Un appello particolarmente importante, quello del settantenne ex ministro degli Esteri del Cairo (dal '91 al 2001), sia per il suo ruolo di vertice nella Lega Araba, sia perché giunge proprio all'indomani della riconfermata e minacciosa volontà espressa dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad di non cedere di un passo sui suoi programmi di arricchimento dell'uranio.
Moussa, ieri, è ritornato anche a quella che a suo dire è la radice del problema; e cioè i rapporti arabo-israeliani. Auspicando una ripresa, sotto l'egida del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, del dialogo interrotto sulla «vecchia questione» palestinese. Questione tuttavia nodale. Per la quale si dice pronto, come organizzazione, «a riconoscere Israele e a giungere a rapporti normalizzati» riprendendo quell'iniziativa araba del 2002 che prevedeva però come pre-condizione il ritiro di Israele dai territori occupati. «Una volta ottenuto quell'obiettivo - ha precisato Moussa - non ci sarà più conflitto. Ma è un imperativo, anzi un must, la ripresa dei negoziati», ha ribadito.
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