RomaLe cose si complicano ed è ancora la Lega a suonare uno spartito tutto suo. La guerra alla Libia non andava fatta, sostiene sempre più fermamente il Carroccio, e chi in Europa ha spinto per far decollare gli F-16 lo ha fatto non per difendere i civili, ma precisi interessi energetici e commerciali. «Cautela» è la parola che i leghisti ripetono, e che è mancata nelle decisioni della coalizione. Per questo ora serve un dibattito parlamentare, che la Lega fa chiedere a Stefano Stefani in quanto presidente della commissione Esteri di Montecitorio, e che vuol dire: ripensiamo a quel che stiamo facendo. Lobiettivo di Bossi non è certo quello di fermare lOnu, ma di definire delle condizioni perché non si affermi quel che Maroni ha definito la «società leonina» europea, dove «tutti si spartiscono lutile ma dove le perdite sono gestite solo da un socio, cioè lItalia». Qui le «perdite» da distribuire tra i soci europei sono i clandestini presenti in Libia e pronti a fuggire verso le coste europee, stimati in almeno 2milioni sul suolo libico. «Se solo il 10% di loro decidesse di venire in Italia ci troveremmo a gestire un flusso di 200mila persone». Le condizioni della Lega sono due, spiegate da Calderoli («Lunico che non ha mai baciato lanello a Gheddafi sono io»): la prima è «limpegno di tutte le nazioni che partecipano di prendere una quota parte dei profughi» in proporzione alla loro popolazione residente. La seconda è che il blocco navale «sia utilizzato per impedire esodi di massa verso il nostro Paese e in particolare Lampedusa e la Sicilia».
Il concetto guida è riassumibile, per la Lega, in «fregatura». Lintervento militare è stata unidea avventata, «serviva un voto daula», si poteva concordare una linea comune con la Merkel, ora il rischio è altissimo su diversi fronti: linvasione di profughi, lingerenza in un quadro politico molto complesso, diviso in decine di tribù, dove cè - ha spiegato Maroni - «una grande componente legata al fondamentalismo islamico». E poi gli appetiti degli alleati, specie Francia e Inghilterra, su gas e petrolio libici sinora risorsa privilegiata dellItalia. Una vignetta sulla Padania esprime bene i timori «plutocratici» della Lega: un Sarkozy che dice «Sbarazziamoci della pecora nera», e poi aggiunge «...e salviamo il resto del greggio». Come ha detto Bossi «rischiamo di perdere tutto, vogliono benzina, petrolio e gas libici». Si doveva seguire, secondo il Carroccio, la linea dell«aiutiamoli a casa loro», mentre la comunità internazionale ha soltanto chiesto appoggio dallItalia senza impegnarsi nellappoggiarla per il contenimento degli esodi.
La domanda è: fino a che punto è disposta a spingersi la Lega? Anche perché i dubbi leghisti sullintervento militare vengono già usati dallopposizione come grimaldello per evidenziare le difficoltà della maggioranza (DAlema: «Il governo è diviso tra dichiarazioni bellicose e componente neutralista»). Cè chi fa notare che la Lega avrebbe potuto bloccare il voto sulla risoluzione Onu nelle commissioni parlamentari, ma non lha fatto, limitandosi a non votare. Adesso il Parlamento potrebbe discutere il finanziamento alla missione italiana, e lì la Lega potrebbe far sentire il suo peso impuntandosi per le condizioni della partecipazione italiana. Molto dipende dallevoluzione dello scenario libico, ma la Lega non tornerà indietro, semmai andrà avanti, forse anche allo scontro con la componente più interventista del governo.
È la sensazione che si respira leggendo i commenti nei forum padani e gli interventi alla radio ufficiale della Lega. I militanti ce lhanno in particolare con i ministri della Difesa e degli Esteri. «Caro Bossi, hai fatto bene a smarcarti da questo guazzabuglio. Lascia alla Pdl la responsabilità politica di questa guerra assurda... che si arrangino...» scrive un utente del forum di Radio Padania.
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