Nè Beretta, nè Matarrese. Alla fine il mancato accordo sul presidente della Lega calcio ha provocato una clamorosa e definitiva (si spera) spaccatura: la scissione tra serie A e serie B, con laggiunta dellarrivo, scontato, del commissario. Lepilogo traumatico è maturato in capo allultimo giorno utile per raggiungere un accordo. Galliani ha intuito tutto dal mattino. «Cè stato qualche cambio di campo» ha avvisato prima di entrare in conclave. Alcuni club di A, quelli che rischiano la retrocessione per intendersi, sono passati con la serie B. In assemblea, a scrutinio segreto (forse è stato un autogol dello stesso Galliani), si è proceduto alla conta dei voti per lapprovazione del nuovo regolamento (tutti i poteri trasferiti allassemblea di serie A senza aumentare il contributo annuale): 25 no (21 di serie B e 4 di serie A) e 17 sì. A quel punto è maturato il divorzio. Galliani ha proposto ai suoi la scissione approvata, a scrutinio palese, con 19 voti e 1 astenuto (il Lecce prossimo a tornare in B). Non solo ma la serie A ha dimostrato di fare sul serio e ha convocato Maurizio Beretta, il manager candidato alla presidenza, per affidargli lincarico di realizzare il progetto. «Dovrà cominciare dal 1° luglio del 2010» la scadenza indicata da Galliani, attaccato in modo sgradevole dal presidente dellAlbinoleffe Andreoletti. «Ci opporremo in tutte le sedi» hanno risposto i presidenti di B. Matarrese non ha lesinato stoccate: «È stata una giornata molto triste, quando si hanno troppi soldi ci si ubriaca. La scissione sarà un percorso lunghissimo, io esco a testa alta». La serie B è rimasta spiazzata: pensava di strappare altri contributi in cambio del regolamento e di Beretta presidente. «Questa volta non si tornerà indietro» ha tuonato Zamparini. In Inghilterra la separazione tra i due tornei è operativa da anni, senza traumi.
Beretta ha tracciato la priorità del suo piano: gli stadi di proprietà.
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