Ieri la Lega ha festeggiato le sue nozze d'argento, senza separazione, con l'Italia. Trovo grottesca la manfrina sulla Lega innescata dalla sinistra, dal centro e dai non pervenuti (Fini, per intenderci). Il lunedì l'accusano di razzismo e di antitalianità e il martedì le propongono di allearsi contro Berlusconi; il mercoledì accusano il federalismo di essere un costo per il Paese e il giovedì si propongono di attuare loro un federalismo più tosto come piace a Bossi; il venerdì accusano Berlusconi di essere prigioniero della Lega e il sabato propongono alla Lega di fare l'ago della bilancia e di marciare uniti «noi popolani contro il miliardario » (Bersani). E infine, la domenica accusano Bossi di essere il vero premier a latere mentre in falsetto gli propongono di fare la stessa cosa con loro. Un caso di sdoppiamento da manuale psichiatrico con variante furba e demenziale. Sul federalismo ho un'idea irriverente: mi sono convinto che nessuno tiene al federalismo o crede ai suoi benefici straordinari, eccetto la Lega. Ma tutti lo abbracciano perché serve ad avere dalla loro parte i voti della Lega. Non sarò io a difendere il federalismo, preferivo l'Italia dei prefetti e senza le Regioni. Ma ora che la frittata è fatta, basta con le chiacchiere, vediamolo su strada. Se sia un costo, un beneficio o un soprammobile superfluo lo scopriremo solo vivendolo. Ora provate a farlo sul serio. Resta però da capire cos'è questa benedetta/maledetta Lega, vituperata i giorni dispari e corteggiata i giorni pari. La Lega bofonchia contro gli immigrati e i meridionali? Sì, però poi quando si passa ai fatti, sa essere più responsabile di altri. Vedete con che equilibrio sta gestendo i flussi di immigrati il ministro dell'Interno Maroni, e ditemi se ha giovato al sud più un ministro meridionale a vostra scelta tra i suoi predecessori o il leghista Maroni che con questo governo ha colpito la malavita organizzata in modo efficace. Perfino quel pupone di Calderoli esprime posizioni di buon senso e più fattive rispetto a tanti politici di lungo corso e larga inconcludenza. E che dire di lui, che sembra quasi Marlon Brando nel ruolo del padrino, don Umberto Bossi con il Trota immancabile alla destra del Padre? Era considerato il più squilibrato e rustico della comitiva politica e oggi appare il più equilibrato e saggio e con un lessico che, al confronto odierno, appare addirittura raffinato... La malattia gli ha donato un'aura profetica da Vate e da Saggio. A Bossi non perdòno le brutali sciocchezze sull'Italia e sull'uso volgare del Tricolore. Però devo dare atto che alla fine i leghisti non hanno posto veti sulla festa nazionale, hanno difeso l'Italia terrona rispetto all'Europa nordista, hanno accettato le regole del saper vivere, al più inseguendo una festa lombarda come risarcimento simbolico per il popolo padano. Cota in Piemonte si mostra rispettoso degli impegni assunti in tema di unità nazionale. Zaia sta brillantemente svicolando, barricandosi nel Veneto ma lasciando agli altri di respirare l'Italia. Insomma, la Lega abbaia ma non morde e per restare nell'immagine canina che ne dà Giannelli, non fa mai pipì in salotto né azzanna gli ospiti. E si comporta nel complesso non male quando ha responsabilità di governo e di amministrazione. Il suo personale di periferia è genuino e scadente, più motivato e meno corrotto ma troppo greve e improvvisato; nell'economia generale della rappresentanza politica dà voce a un pezzo verace d'Italia. Le guardie verdi e le ronde padane che furono descritte come una specie di Gestapo, si sono rivelate al più come la versione innocua del vecchio servizio d'ordine del Pci e della Cgil, e più spesso acqua fresca con folclore. Comunque niente di minaccioso per nessuno; neanche per i delinquenti, purtroppo. So che per loro è un'offesa, ma sono state ronde all'italiana. Quanto al razzismo, ci sono nella Lega detestabili venature anti-meridionali e anti- immigrati, ma non mi pare che si possa parlare di razzismo; forse è più giusto parlare di rozzismo, ovvero di risposte un po' rozze alle complessità di una società globale. Però quando escono dal gergo demagogico ed elettorale e parlano seriamente, i leghisti hanno sufficiente realismo per capire che i flussi si possono gestire, l'immigrazione clandestina si può arginare e a volte colpire, ma non si può pretendere di alzare muri in una società aperta e squilibrata, piena di profughi e avara di figli. Credo anch'io che la Padania sia una patria immaginaria, il cui solo precedente storico è la Repubblica di Salò, però vi chiedo: è più razzista Umberto B. che distingue tra padani e terroni ma senza evocare superiorità etniche, o Umberto E.
che distingue tra italiani peggiori e italiani migliori e sostiene la superiorità etica del popolo sinistro rispetto alle plebi destrorse e berlusconiane? Lo dice un meridionale non pentito, un italiano convinto e uno che preferisce i libri ai fazzoletti verdi, in uso in Libia e in Padania. Ma l'Eco del razzismo risuona altrove.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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