La Lega compie 25 anni Il segreto del successo...

Lusingato sottobanco dagli stessi che l’accusano di ignoranza e razzismo il Carroccio non cederà alle sirene no Cav. Perché la sua forza è la coerenza

La Lega compie 25 anni 
Il segreto del successo...

Ieri la Lega ha festeggiato le sue nozze d'argento, senza separazio­ne, con l'Italia. Trovo grottesca la manfrina sulla Lega innescata dalla sinistra, dal centro e dai non pervenuti (Fini, per intenderci). Il lunedì l'accusano di razzismo e di antitalianità e il martedì le pro­pongono di allearsi contro Berlu­sconi; il mercoledì accusano il fe­deralismo di essere un costo per il Paese e il giovedì si propongo­no di attuare loro un federalismo più tosto come piace a Bossi; il ve­nerdì accusano Berlusconi di es­sere prigioniero della Lega e il sa­bato propongono alla Lega di fa­re l'ago della bilancia e di marcia­re uniti «noi popolani contro il mi­­liardario » (Bersani). E infine, la domenica accusano Bossi di esse­re il vero premier a latere mentre in falsetto gli propongono di fare la stessa cosa con loro. Un caso di sdoppiamento da manuale psi­chiatrico con variante furba e de­menziale. Sul federalismo ho un'idea irri­verente: mi sono convinto che nessuno tiene al federalismo o crede ai suoi benefici straordina­ri, eccetto la Lega. Ma tutti lo ab­bracciano perché serve ad avere dalla loro parte i voti della Lega. Non sarò io a difendere il federali­smo, preferivo l'Italia dei prefetti e senza le Regioni. Ma ora che la frittata è fatta, ba­sta con le chiacchiere, vedia­molo su strada. Se sia un co­sto, un beneficio o un so­prammobile superfluo lo sco­priremo solo vivendolo. Ora provate a farlo sul serio. Resta però da capire cos'è questa benedetta/maledetta Lega, vituperata i giorni di­spari e corteggiata i giorni pa­ri. La Lega bofonchia contro gli immigrati e i meridionali? Sì, però poi quando si passa ai fatti, sa essere più respon­sabile di altri. Vedete con che equilibrio sta gestendo i flus­si di immigrati il ministro dell'Interno Maroni, e dite­mi se ha giovato al sud più un ministro meridionale a vo­stra scelta tra i suoi predeces­sori o il leghista Maroni che con questo governo ha colpi­to la malavita organizzata in modo efficace. Perfino quel pupone di Calderoli esprime posizioni di buon senso e più fattive rispetto a tanti politici di lungo corso e larga incon­cludenza. E che dire di lui, che sembra quasi Marlon Brando nel ruolo del padri­no, don Umberto Bossi con il Trota immancabile alla de­stra del Padre? Era considera­to il più squilibrato e rustico della comitiva politica e oggi appare il più equilibrato e saggio e con un lessico che, al confronto odierno, appare addirittura raffinato... La ma­lattia gli ha donato un'aura profetica da Vate e da Saggio. A Bossi non perdòno le bruta­li sciocchezze sull'Italia e sull'uso volgare del Tricolo­re. Però devo dare atto che al­la fine i leghisti non hanno po­sto veti sulla festa nazionale, hanno difeso l'Italia terrona rispetto all'Europa nordista, hanno accettato le regole del saper vivere, al più inseguen­do una festa lombarda come risarcimento simbolico per il popolo padano. Cota in Pie­monte si mostra rispettoso degli impegni assunti in te­ma di unità nazionale. Zaia sta brillantemente svicolan­do, barricandosi nel Veneto ma lasciando agli altri di re­spirare l'Italia. Insomma, la Lega abbaia ma non morde e per restare nell'immagine ca­nina che ne dà Giannelli, non fa mai pipì in salotto né az­zanna gli ospiti. E si compor­ta nel complesso non male quando ha responsabilità di governo e di amministrazio­ne. Il suo personale di perife­ria è genuino e scadente, più motivato e meno corrotto ma troppo greve e improvvisato; nell'economia generale del­la rappresentanza politica dà voce a un pezzo verace d'Italia. Le guardie verdi e le ronde padane che furono de­scritte come una specie di Ge­stapo, si sono rivelate al più come la versione innocua del vecchio servizio d'ordine del Pci e della Cgil, e più spesso acqua fresca con folclore. Co­munque niente di minaccio­so per nessuno; neanche per i delinquenti, purtroppo. So che per loro è un'offesa, ma sono state ronde all'italiana. Quanto al razzismo, ci so­no nella Lega detestabili ve­nature anti-meridionali e an­ti- immigrati, ma non mi pare che si possa parlare di razzi­smo; forse è più giusto parla­re di rozzismo, ovvero di ri­sposte un po' rozze alle com­plessità di una società globa­le. Però quando escono dal gergo demagogico ed eletto­rale e parlano seriamente, i leghisti hanno sufficiente rea­lismo per capire che i flussi si possono gestire, l'immigra­zione clandestina si può argi­nare e a volte colpire, ma non si può pretendere di alzare muri in una società aperta e squilibrata, piena di profu­ghi e avara di figli. Credo an­ch'io che la Padania sia una patria immaginaria, il cui so­lo precedente storico è la Re­pubblica di Salò, però vi chie­do: è più razzista Umberto B. che distingue tra padani e ter­roni ma senza evocare supe­riorità etniche, o Umberto E.

che distingue tra italiani peg­giori e italiani migliori e so­stiene la superiorità etica del popolo sinistro rispetto alle plebi destrorse e berlusconia­ne? Lo dice un meridionale non pentito, un italiano con­vinto e uno che preferisce i li­bri ai fazzoletti verdi, in uso in Libia e in Padania. Ma l'Eco del razzismo risuona al­trove.

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