La rabbia della Lega dopo le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contro la secessione, si sfogherà oggi nellaula di Palazzo Marino in occasione del dibattito sulla salvaguardia di bilancio. «Io sono Padano, non esisto ma... pago!» la scritta sulle magliette (diventate ormai il luogo dei proclami del Carroccio) dei quattro consiglieri Matteo Salvini, Alessandro Morelli, Luca Lepore e Massimiliano Bastoni che «come tutti i milanesi da decenni con il loro lavoro e le loro tasse mantengono gli sprechi e le furberie di Napoli e del Sud».
Messaggio secessionista anche ieri mattina nel profilo Facebook del presidente del consiglio regionale, il leghista Davide Boni. «Questa mattina correndo lungo il Mincio, pensavo a che muro potremmo costruire se ognuno di noi padani portasse un mattone sulla riva del Po... O era un sogno perché i Padani non esistono!?!?!?». Torna la mitologia padana del muro. Seguono commenti, i più svariati. Ma basta leggere il primo per capire che clima si respiri. «Io di mattoni ne metto a disposizione un autocarro a costo di mangiare pane e cipolla per tre mesi».
Durissisma anche la reazione di Marina Lazzati, assessore allIstruzione della Provincia. «Il presidente della Repubblica ha detto che il popolo padano non esiste. Ciò potrebbe mettermi in crisi: ho 54 anni, ho vissuto sempre nella valle del grande fiume Po, il Padus che dà il nome alla mia terra, la Padania. Ora, invece, Napolitano dice che non esisto. Ma io, come tanta altra gente del Nord, esisto e chiedo rispetto». Non solo. «Il popolo padano è sempre vissuto del proprio lavoro, ha costruito grandi opere, non ha mai speculato sullassistenzialismo, anzi, con i soldi delle sue tasse ha mantenuto e continua a mantenere gran parte del Paese. Insomma, ce lha sempre fatta con le proprie gambe e con tanto olio di gomito! Forse proprio questo ha fatto credere a qualcuno che non esistiamo». E conclude: «Presidente, le assicuro che la Padania esiste e ha un grande cuore verde che pulsa in migliaia di donne e uomini che vivono, lavorano e sognano in questa meravigliosa terra. Se non ci crede mi dispiace per Lei, noi andiamo avanti lo stesso anche se la pazienza è ormai agli sgoccioli». Si vedrà.
Prosegue, intanto, il calendario dei congressi. Ieri quello di Brescia ha eletto segretario provinciale Fabio Rolfi, 34 anni, vicesindaco proprio a Brescia. Un «maroniano», anche se il ministro dellInterno non si è ufficialmente schierato, che ha battuto Mattia Capitanio, considerato vicino al «cerchio magico», lala più bossiana. E, infatti, lui ha collaborato fino a giugno con la segreteria dellassessore lombardo allo Sport Monica Rizzi. Dopo la vittoria del candidato «anti-cerchio» Enzo Antonini in Valcamonica, anche Brescia si avvicina dunque a Maroni. E domenica tocca a Varese, il cuore pulsante del leghismo duro e puro. Candidatura non ancora formalizzate nella città dove la Lega è nata e dove risiede tutto lo stato maggiore del partito a cominciare dai Bossi Umberto e Renzo, neo militante a Gemonio, mentre il padre è iscritto a Milano. Ma qui vivono anche il segretario della Lega lombarda Giancarlo Giorgetti e il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni.
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