Lega: «Domani la prima ronda anti-rom»

Il telefonino è bollente, trovarlo libero è come vincere un terno al lotto. Che tutti i milanesi vogliano partecipare alle ronde leghiste? «Tutti no, ma qualche centinaio sì». Matteo Salvini fatica a star dietro all’agenda: «Primo appuntamento, mercoledì alle quattordici in zona Rogoredo», «sì, alla sera ci vediamo in Ripamonti», «no, venerdì c’è ancora Gratosoglio e sabato Triboniano». E tra una chiamata e l’altra, c’è pure quella dell’assessore Mariolina Moioli, «mi supplica di togliere i miei emendamenti. Scherziamo, non voglio che 400mila euro siano spesi per i “suoi” rom».
Spezzoni di conversazioni che confermano non solo quel pensierino dell’Unione - «poiché sulla sicurezza il Comune non si fa sentire, quest’iniziativa della Lega raccatta tutti i milanesi» (Marilena Adamo, capogruppo ds) - ma pure quel bisogno di sicurezza che appena sette giorni fa ha portato cinquantamila milanesi in piazza per reclamare più agenti delle forze dell’ordine. «Cittadini disposti a passeggiare per documentare quello che accade sotto casa, all’angolo delle piazze, dove le attività illegali dell’esercito dei cinquemila rom si stanno facendo sempre più pressanti».
Episodi su episodi di microcriminalità che, aggiunge Salvini, «Palazzo Marino ben conosce, sapendo quant’è importante il bisogno di sicurezza dei suoi cittadini». Ma per il Comune, le ronde anticrimine, sono «un errore» nel momento «in cui firmiamo il patto per la sicurezza con il governo». Tesi sostenuta pure dalla Provincia di Milano che sulla questione fa intervenire l’assessore Francesca Corso: «Il prefetto intervenga per impedire quest’iniziativa fuorilegge. Non siamo nel Far West dove si fa giustizia da sé: siamo a Milano e chi gioca allo “sceriffo” si mette fuori dalle Istituzioni della Repubblica, soprattutto al di sopra delle autorità di Ps».
Virgolettato che fa sorridere Salvini: «È sempre più esilarante assistere alle uscite dei pasdaran di Filippo Penati, qualcuno li avvisi che le ronde non sono armate, che non praticheranno giustizia-fai-da-te e che, più semplicemente, documenteranno le situazioni di degrado. Anche quelle “coperte” dalla Provincia, che lavora d’intesa con il Comune e che ospita i rom persino in appartamenti, in zona Stazione Centrale».
Dettaglio che va di pari passo, continua l’esponente leghista, «con il gran daffare dell’assessore Moioli per trovare una collocazione ai rom al Parco Lambro: ma gli sgomberi? Uno in otto mesi».

Domanda con risposta inclusa e un commento, «uno sgombero in otto mesi è un niente: Milano non può più ospitare un solo rom, come ben diceva appena otto mesi fa il vicesindaco della giunta Albertini, Riccardo De Corato». Passato che, confida il leghista, «vale anche oggi» nella città che ha «trentacinque sgomberi da fare, bidonville sorte ai margini della Milano dell’Expo 2015».

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