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La Lega giura fedeltà al candidato Biasotti «A meno che Bossi...»

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Ci mancava solo il ministro Luca Zaia. In Liguria sembrava ormai tutto definito in vista di un ticket Sandro Biasotti (Pdl) presidente e Francesco Bruzzone (Lega) suo vice per la sfida a Claudio Burlando (Pd) e - quasi certamente - Marilyn Fusco (Idv). Invece no, c’è ancora da attendere un’ufficialità che se resta molto vicina, è pur sempre ancora di là da venire. Tutto, appunto, per «colpa» del ministro leghista Zaia, che un po’ a sorpresa è stato indicato come candidato governatore del Veneto, fino ad ora fortino quasi inespugnabile di Giancarlo Galan in nome e per conto del Pdl. Un accordo per «cedere» il Veneto alla Lega è stato raggiunto anche nell’incontro tra Berlusconi e Fini, ma soprattutto la novità rischia di provocare un mini-terremoto a catena nelle altre Regioni del Nord. Dato per scontato che sarà ancora Roberto Formigoni (Pdl) a guidare la difesa della roccaforte Lombardia, anche un’altra regione di «peso» come il Piemonte dovrebbe spettare al primo partito della coalizione e dell’intero Paese. Quindi Roberto Cota (Lega) difficilmente sarà il candidato ufficiale a Torino e potrebbe lasciare il posto a Guido Crosetto del Pdl.
E la Liguria che c’entra? C’entra eccome, perché nel risiko del Nord, resterebbero da assegnare i posti da candidato in Liguria ed Emilia Romagna: uno al Pdl e uno alla Lega. Anche se la scelta di Sandro Biasotti sembra ormai troppo forte per un clamoroso ripensamento. Al quartier generale del Carroccio ligure sembrano tranquilli, ma anche pronti al «ribaltino» in caso di necessità. Al segretario regionale (e finora papabile vice presidente) Bruzzone non piacciono le rivoluzioni improvvise, ma in ogni caso ha ricevuto ieri pomeriggio una telefonata di Roberto Calderoli, coordinatore dei segretari regionali della Lega, con il quale ha fissato un incontro di persona nei prossimi giorni. «Si parlerà delle prossime regionali, degli accordi, è vero - conferma Bruzzone - Ma non solo di quelle. Abbiamo tanti altri argomenti di cui discutere a proposito dell’assetto interno del partito».
Tutto di nuovo in gioco. La Lega non sembra voler spingere troppo sull’acceleratore. Anche in Liguria si conferma alleato fedele, certo non interessato a fare sgambetti. E Bruzzone non ha problemi a spiegare che il «ribaltino» ai danni di Biasotti potrebbe avvenire solo in un caso. «Premesso che non partecipo alle trattative, che sono tutte a livello nazionale, non vedo la necessità di cambiare le carte in tavola - frena il segretario - Però sono vent’anni che faccio quello che mi dice Bossi. E anche questa volta mi rimetterò agli accordi presi a livello nazionale». Neppure il tempo di incrinare le certezze di Biasotti che subito Bruzzone spalma una cazzuolata di cemento: «Visto che l’incertezza riguarderebbe eventualmente Liguria o Emilia, mi sembra anche doveroso far notare che in Liguria l’avanzamento degli accordi mi sembra assai diverso rispetto all’Emilia». Come dire che qui un candidato presidente c’è già, e praticamente è stato anche individuato il suo vice con soddisfazione di tutti. Oltre Appennino invece non ci sono campioni che smaniano per sfidare l’invincibile armata del centrosinistra.
Si torna, in pratica a quello che disse quest’estate Umberto Bossi a Chiavari.

L’investitura di Biasotti era arrivata direttamente dal palco e poi confermata in una successiva cena in cui addirittura il coordinatore regionale del Pdl Michele Scandroglio aveva donato al Senatur una targa in ardesia con dedica tutta improntata sull’amicizia. Un gesto spontaneo, fuori dagli schemi delle alleanze, che aveva rafforzato la convinzione che in Liguria non ci sono liti tra Pdl e Lega. Nonostante Zaia.

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