Grande confusione a Milano. Sulla città si è aperta una partita che va al di là dei risultati elettorali. Letizia Moratti, ieri a San Marino per l’insediamento dei Capitani reggenti, ricorda il buon risultato ottenuto in città: «Milano si è confermata tra tutte le città italiane quella che ha registrato una percentuale più alta per il Pdl, cioè il 36 per cento. La Lega è al 14 e il Pd al 26». E spiega che i meriti sono da ripartire equamente: «Anche l’apporto della Lega è stato importante e significativo».
I risultati elettorali milanesi sono positivi, soprattutto se confrontati a quel che è accaduto nelle altre provincie della Lombardia, dove il Pdl è arretrato rispetto alla Lega. Milano mantiene otto consiglieri, ovvero lo stesso numero del 2008, mentre sia Brescia che Pavia che Bergamo hanno perso ciascuna un consigliere del Pdl. A Bergamo e Brescia le percentuali della Lega sono superiori a quelle del Pdl e lo stesso accade a Lecco, nonostante sia la città di due esponenti del Pdl come Roberto Formigoni e Michela Vittoria Brambilla.
A Milano le cose sono andate meglio: nonostante l’avanzata della Lega, il risultato del Pdl è più che doppio. Segno chiaro che l’anima della città rimane azzurra e moderata. Inoltre, rispetto alle Europee 2009, le ultime elezioni politicamente significative, il Pdl lombardo ha perso due punti mentre il Pdl milanese ne ha perso solo uno.
Eppure sono scattate polemiche e rivendicazioni della Lega e di una parte del Pdl. A fare da molla le mai sopite ambizioni politiche romane di Roberto Formigoni e i piani del Carroccio. Umberto Bossi si è addirittura candidato a sindaco con una dichiarazione che non si può considerare una boutade, perché il Senatùr ha abituato ad annunciare progetti che sembravano strampalati e invece si sono rivelati operazioni attentamente studiate a tavolino. Il messaggio è chiaro: «Non pensate di decidere il futuro della città senza di noi».
La strategia della Lega punta a ottenere nel giro di tre anni o il sindaco di Milano (ipotesi assai improbabile) o la presidenza della Regione. Bossi sa che è molto difficile, nonostante l’intesa che lo lega a Berlusconi, che il leader del Pdl ceda la città simbolo degli azzurri e del Popolo della libertà. Così l’alternativa è condizionare la scelta del sindaco, mettere il cappello in modo da accumulare crediti politici e riconoscenza personale. Un po’ quel che è accaduto con Roberto Formigoni.
«Non voglio fare guerre. So che ci sono persone che per quel posto aspettano da anni» ha detto sibillino Bossi durante la registrazione de «L’Ultima Parola» di Paragone. E nel caso in cui la Moratti fosse destinata a un altro incarico, la Lega vedrebbe di buon occhio come successore anche Maurizio Lupi, perché terrebbe buone le richieste di Cl e aprirebbe la strada a una candidatura leghista al Pirellone.
In molti pensano che la legislatura della Lombardia possa non durare cinque anni.
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