Lega messa in riga Formigoni boccia il modello Veneto

Le trattative per la giunta. Il governatore non cede metà degli assessorati. L’Agricoltura resterà al Pdl, pronto un ex An

Trattative regionali sulla giunta con il fiato sospeso, in attesa della proclamazione degli eletti dalla Corte d’Appello che non è ancora arrivata. I contatti politici proseguono. Gli uomini di Roberto Formigoni fanno sapere che il Pdl non intende «calare le braghe» come è accaduto in Veneto, dove le trattative condotte dal coordinamento regionale del Popolo della libertà hanno portato alla perdita di un assessorato rispetto agli accordi pre elettorali e a una insolita concentrazione di incarichi nelle mani della Lega. La trattativa veneta si è chiusa con sei assessorati al Pdl e sei alla Lega, mentre le intese precedenti al voto ne promettevano sette al Pdl e cinque alla Lega. «In Lombardia i risultati saranno ben diversi» dicono dai piani alti del Pirellone.
Al centro dell’attenzione è l’incontro tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, previsto per oggi con l’obiettivo di risolvere questioni di governo, ma è probabile che si incroceranno anche i temi regionali. Tra i successi del Pdl ritenuti ormai certi, l’aver strappato l’Agricoltura al Carroccio che aveva messo gli occhi sulla delega ritenuta una delle più importanti della Regione, subito dopo la Sanità e le Infrastrutture.
È possibile che alla fine le competenze sull’Agricoltura restino nell’area di An che se ne occupa da due legislature, prima con la vicepresidente Viviana Beccalossi e poi con l’assessore varesino Luca Ferrazzi. In ogni caso l’obiettivo di Formigoni è di mantenere saldamente nelle mani del partito di maggioranza uno degli assessorati strategici del Pirellone.
In Veneto, oltre tutto, governatore e assessorato alla Sanità (che muove la gran parte delle risorse) sono entrambi in mano al Carroccio, cosa che in Lombardia non è mai accaduta. Qualcuno suggerisce che sarebbe eccessivo anche mantenere un vicepresidente con delega forte, la Sanità e la presidenza del consiglio regionale, tutte richieste presentate dalla Lega al tavolo delle trattative.
Tra i rumors del Pirellone, l’offerta della delega alla Sanità al vicepresidente in pectore Gibelli. Che avrebbe declinato, perché la candidatura di Luciano Bresciani all’incarico già ricoperto negli scorsi cinque anni è già stata confermata da Bossi prima del voto. Aperto il caso Brescia.
Negli ambienti formigoniani si ipotizza di portare in giunta Margherita Peroni: un modo di aggiungere una donna alla squadra ed evitare la contesa tra Mauro Parolini e Franco Nicoli Cristiani. Il problema bresciano, però, è tutt’altro che risolto. Inoltre Formigoni ha parlato di portare in giunta il candidato Sondrio non eletto e il comasco Giorgio Pozzi, ma anche in questo caso la partita è da giocare.
Secondo fonti vicine a Formigoni, resterebbero nel Pdl anche le deleghe al Bilancio, all’Ambiente, alle Infrastrutture e alla Scuola, come parte più cospicua del pacchetto di deleghe che toccheranno al Pdl. Gli accordi precedenti al voto prevedono cinque assessori, un sottosegretario e la presidenza del consiglio per la Lega. Dopo i risultati la Lega avrebbe chiesto un assessorato in più, ma l’obiettivo è di mantenere ciò che era stato deciso prima delle elezioni.
Intanto parte la richiesta dei radicali di tornare al voto.

Ieri la Camera non ha approvato il decreto salva liste e ha dichiarato inammissibile l’emendamento sulla rieleggibilità dei presidenti della Regione oltre il secondo mandato. Marco Cappato tenta il tutto per tutto, mette insieme le due circostanze e sostiene: «Le elezioni regionali in Lombardia sono da rifare».

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