La Lega non sfonda a Milano ma Bossi si prenota da sindaco

La campagna elettorale è partita. Letizia Moratti ribadisce che «i voti del Pdl qui sono migliori della Regione» e queste non sono state «elezioni su Milano, ma per il Pirellone». Ma sulla sua poltrona si allungano già le mani del Carroccio, con il Senatùr Umberto Bossi che le manda l’avviso di sfratto e si autocandida sindaco per il 2011. Anche se in città la grandinata di voti annunciata dalla Lega non si è vista: è arrivata al 14%, raddoppiando i punti rispetto al 2005, ma guadagnandone solo due rispetto alle provinciali di un anno fa (era al 12%). Bossi al posto della Moratti? Il quattro volte presidente Roberto Formigoni invita a «un momento di calma, c’è ancora tempo. Se ne parlerà con serenità». Ma non perde tempo per rimarcare che solo grazie ai quattro progetti speciali per la città che ha lanciato nelle ultime settimane si è evitata la débâcle sotto la Madonnina. A spoglio completato, su Milano Formigoni batte Penati 49 a 41,2%. La lunghezza di 8 punti è ben più marcata rispetto al testa a testa di 5 anni fa contro l’allora candidato del centrosinistra Riccardo Sarfatti, che finì 49,8 a 47,9. Ma nella regione il governatore ha trionfato distanziando di ben 23 punti l’avversario del Pd. I risultati danno il Pdl al 31,7%, il Pd al 22,9%, la Lega al 26,3%, l’Idv al 6,3%, significativo il 2,3% del Movimento Beppe Grillo, poi l’1,4% di Sinistra Ecologia e libertà e il 3,8% dell’Udc.
L’esame dei risultati ha due volti. Quello del sindaco, che si dice «molto soddisfatta dei dati su Milano», il Pdl «si conferma ampiamente il primo partito con un distacco di circa 10 punti sul Pd e non c’è stato nessun sorpasso della Lega. Sono molto contenta della risposta della città, il Pdl ha dimostrato una forte tenuta raccogliendo un consenso anche superiore rispetto al resto della Lombardia». L’alleanza però rimane sotto il 50%. Se ieri si fosse votato per il sindaco il finale sarebbe rimandato al ballottaggio, dove l’incognita dell’affluenza ha un peso determinante. In questi dati, fa presente, «manca la Lista Moratti», che nel 2006 guadagnò circa 5 punti.
Il neo-governatore dà una lettura opposta del caso Milano. «Che ci sia un problema di maggiore impegno da parte del centrodestra, ci è noto già da un paio d’anni - ammette -. Si conferma quello che avevo detto, e cioè che mentre in Lombardia il dato è molto consolidato, molto forte, avevo individuato due punti di debolezza, a Mantova e Milano». Il distacco si attesta a 8 punti, «vuol dire che da quando ho lanciato l’allarme c’è stata una crescita. Perché prima i punti di vantaggio erano pochissimi, tendevano forse al paio di unità». Il campanello d’allarme era scattato già l’anno scorso con un risultato invertito alle Provinciali, Guido Podestà al secondo turno diventò presidente con il 50,2% delle preferenze su Filippo Penati, ma a Milano lo stesso dato vedeva sopra il centrosinistra. Sia dalla Lega che dal Pdl fioccarono accuse alla gestione Moratti.


Il capogruppo milanese della Lega Matteo Salvini continua a prenotare un sindaco della Lega, «il 14% dei voti è la percentuale più alta da 15 anni e da domani saremo di nuovo nei quartieri, invitiamo anche la Moratti e la giunta a lavorare di più e meglio», ma «il messaggio è chiaro, serve più Lega nell’amministrazione, dopo il palazzo della Regione ora l’Alberto da Giussano deve sventolare anche su Palazzo Marino».

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