Lega, il Trota nel risiko delle poltrone

Tanti candidati per il posto da vicesindaco: i "varesini" di Reguzzoni puntano su Milano e vogliono il figlio di Bossi a fianco della Moratti. Ma Giorgetti spinge Salvini e c’è chi vede la promozione di Boni, pronto a lasciare il Pirellone. Spinto da previsioni elettorali favorevoli, il carroccio si scopre diviso fra le correnti. Il Pdl dice sì a liste civiche in appoggio a Letizia Moratti. Indiscrezione, Dagospia: "Albertini candidato il 14 dicembre" 

Lega, il Trota nel risiko delle poltrone

L’abbuffata di sondaggi fa venire il mal di pancia alla Lega. Che, in attesa di incassare voti sonanti alle prossime elezioni di primavera a Milano, sembra ormai un risiko infernale. Con i colonnelli che muovono truppe di preferenze e nomi di candidati alle poltrone di peso. Alleanze che nascono o tramontano nei corridoi di via Bellerio e il nome più gettonato che in questi giorni comincia a essere quello di Renzo Bossi. Il figlio del Capo, pronto per un posto a Palazzo Marino: in un assessorato di peso o addirittura come vicesindaco al posto di quel Matteo Salvini che, invece, Letizia Moratti considera già da tempo come il suo prossimo vice. E come prevedeva la strategia leghista, appoggiata dal segretario nazionale della Lega Lombarda Lega Nord Giancarlo Giorgetti, da quando fu proprio Bossi a chiedere a Salvini di «far la pace» con la Moratti. Ne seguirono più sorrisi che graffi, con il Carroccio che dismise gli abiti barricaderi per indossare quelli più paludati del partito d’ordine, ma di governo. Rischiando di perdere magari qualche voto dei militanti più arrabbiati, ma pronto a una nuova esperienza nella stanza dei bottoni del Comune con almeno tre o quattro assessori-manovratori a far da pretoriani al sindaco. Questo il piano A che, però, non teneva conto della tumultuosa ambizione dei «varesini» dati in crescente ascesa. A guidarli quel Marco Reguzzoni, prima giovanissimo presidente della Provincia e oggi capogruppo dei deputati leghisti, la cui esuberanza è stata frenato da un più che irritato Roberto Maroni, presente anche Bossi, durante uno degli ultimi consigli federali. Uno dei tanti scontri con quello che viene considerato il capo di quel «cerchio magico» che sembra aver abbracciato il Senatùr negli ultimi tempi e di cui farebbero parte anche la moglie di Bossi Manuela Marrone, Rosy Mauro fatta vicepresidente del senato e il figlio Renzo. Una falange piuttosto compatta che ora vorrebbe calare su Palazzo Marino. E per farlo ha bisogno di un nome a cui nessuno possa dir di no. Come quello di Renzo che sembra proprio fare al caso dei «varesini».
«L’unica speranza - confessa un colonnello leghista - è che oltre alle amministrative si voti anche per le politiche. Così si distrarranno con le candidature romane». Anche perché a complicar la situazione c’è una possibile «promozione» del presidente del consiglio regionale Davide Boni che, poco in sintonia con il governatore Roberto Formigoni ma anche con il vice leghista Andrea Gibelli, qualcuno vorrebbe trasferire in Comune. Un terzo candidato alla poltrona di vicesindaco che complica ulteriormente quella che invece, secondo i sondaggi, potrebbe essere una tranquilla corsa verso la vittoria. Con la Lega in forte ascesa e il Pdl (se ci sarà ancora il Pdl) indebolito da una possibile flessione elettora. Ma anche dalle tre liste civiche che la Moratti pretende di avere al suo fianco, oltre ai partiti classici, per cercare di intercettare i voti degli scontenti del centrodestra e recuperare i milanesi attratti dalle sirene dei «futuristi» finiani.

Giovani, ecologisti e società civile oltre all’alleanza con il catalizzatore di voti Matteo Salvini sono la ricetta con cui la Moratti pensa di poter fare il bis. A meno che i vertici della Lega o quelli del Pdl non la costringano a cambiar gli ingredienti.

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