La Lega vuole l’esclusiva: "Moneta locale? Bella idea Grillo l’ha copiata da noi"

Milano - Oplà. Nemmeno quarantott’ore ed è già il momento di dare il benvenuto ai «grillini» nel meraviglioso (e soprattutto torbido) mondo della politica politicante. Quello dell’arte di arrangiarsi, perché gli adepti della setta a 5 stelle sono già alle prese con le specialità della casa: il passo avanti e quello indietro e magari anche la scopiazzatura dei programmi altrui. Si sapeva che l’onore di aver vinto Parma, avrebbe per loro comportato anche l’onere di amministrarla. Ed eccoli alla prova, con il neo sindaco Federico Pizzarotti che non è nemmeno entrato in municipio ed è già costretto a smentire l’intenzione di voler battere moneta.

Sogno da principe rinascimentale, ma un progetto così dettagliatamente raccontato dai giornali che è difficile pensare sia frutto di un’invenzione di cronisti colti da un colpo di sole.
Parma rischia di soccombere sotto un debito di 600 milioni di euro e le banche che poco si fiderebbero dei «grillini» potrebbero essere poco propense a rinnovare i prestiti al Comune? Nessuna paura. Complici Massimo Amato e Luca Fantacci, due eretici professori quarantenni della Bocconi (l’università di cui per Beppe Grillo il premier Mario Monti sarebbe il «contabile fighetta»), Parma avrà una sua moneta. Complementare all’euro, grazie alle aziende riunite in un sistema cooperativo che consentirebbe di sfuggire alla stretta creditizia e al morso feroce della finanza. Recuperando un sistema virtuoso grazie al baratto. Idea suggestiva in perfetto stile M5S (Movimento 5 stelle), ma Pizzarotti se la rimangia. Dicendo probabilmente la sua prima bugia, almeno da sindaco: «È tutto falso».

Anche perché quello della moneta parallela all’euro è un progetto tutt’altro che astruso. «Semmai - l’accusa del vice presidente leghista della Regione Lombardia Andrea Gibelli - il problema è che i “grillini” quell’idea l’hanno copiata dalla Lega. Che ci lavora da anni con ben altra serietà. Il loro è solo uno slogan, il nostro un disegno studiato a lungo». E che affonda le radici agli anni Novanta quando Umberto Bossi e i leghisti lanciavano le «leghe» in alternativa all’odiata lira. Per poi diventare i massimi critici dell’euro, «diventato tragedia - ricorda Gibelli - in questi tempi di crisi». E allora a breve il Carroccio presenterà il suo «Circuito di monete complementari». Per Piemonte, Veneto e Lombardia che riscoprirà il «lombàrd», vecchio tasso di cambio dei commercianti medioevali in giro per il mondo. «Una moneta complementare regionale - spiega Gibelli - che vale solo nel territorio dove alcuni soggetti decidono di convenzionarsi». Il meccanismo sembra semplice. «La Lombardia incarica un soggetto che può essere una banca locale o un’associazione a cui presta garanzie e lo autorizza a stampare moneta».

Le imprese si convenzionano e la scambiano alla pari con l’euro. Così i lombardi la usano per pagare l’idraulico o il panettiere. I vantaggi? «È una moneta che costa di meno perché è indipendente dai mercati finanziari, incentiva gli scambi perché essendo svalutabile non si ha interesse ad accumularla e così fa emergere l’economia locale». Solo fantaeconomia? «Nel mondo - assicura Gibelli - ce ne sono già sono 5mila».

Chiemgauer bavarese, Wir svizzero, Ithaca negli Stati uniti. Allora i grillini hanno ragione. «No. Il loro è solo un bluff. Farla solo a Parma, in un territorio così piccolo, non servirebbe proprio a niente. Bisogna fare come la Lega e studiare prima di parlare».

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