Claudio Pompei
Giuro: non ce lho con i pesciolini rossi, anzi. Mi sono sempre stati simpatici, fin da quando ero in tenera età. Una premessa doverosa, questa, e indispensabile per poter avanzare qualche dubbio - senza correre il rischio di cadere nel non politically correct - sul blitz effettuato un paio di giorni fa al Luneur dal nucleo romano delle guardie zoofile dellEnpa, lente per la protezione animali. Dunque, gli inflessibili controllori zoofili, al comando del signor Claudio Locuratolo (che è anche presidente regionale della Lega per labolizione della caccia) hanno fatto irruzione nel luna park per contestare ai - probabilmente ignari - titolari di tre stand la violazione di una norma del regolamento comunale sui diritti degli animali, entrato in vigore il 24 novembre scorso. I giostrai si sono beccati una salata multa perché regalavano, come premio, i pesciolini rossi agli avventori. Ma cè di più. Nel rendere noto alle agenzie di stampa il risultato della brillante operazione, Locuratolo ha ricordato a mo di esempio che la multa può arrivare a 500 euro e ha lanciato un monito severo: «Il divertimento - ha tuonato - non può essere pagato sulla pelle degli animali: un animale non può essere portato a casa come un oggetto».
Per carità, tutto giusto e sacrosanto. Anche i pesciolini rossi, nel loro piccolo, hanno gli stessi diritti degli animali domestici, come cani e gatti, molto più fortunati e molto più coccolati di loro. Nessuno si sognerebbe di mettere in discussione un principio del genere. È vero: i pesciolini rossi non guaiscono, non miagolano, ma evidentemente soffrono se sentono arrivare - una volta su cento - una pallina da ping pong nel vasetto dove nuotano. E forse hanno un destino segnato se, una volta «vinti», finiscono per fare da comprimari in un acquario casalingo un po più capiente del vasetto di vetro. Ma confessiamolo: quanti di noi possono affermare di non aver mai portato a casa, magari per accontentare un bambino, un pesciolino rosso il più delle volte regalato da giostrai imbarazzati per aver incassato tanto denaro da maldestri lanciatori di palline?
Qui non è in discussione il rispetto per tutte le creature. Ma a tutto cè un limite. Il Regolamento comunale è un ulteriore passo verso una rivoluzione copernicana dei tradizionali rapporti tra uomo e animali. Segno di civiltà, dirà certamente Monica Cirinnà, la delegata per i diritti degli animali, che ha fatto approvare la normativa. Può darsi. Ma di questo passo, dove finiremo? Allinsegna di questo «animalismo fondamentalista», a Roma sono stati già aboliti i circhi equestri: cancellati con un tratto di penna per il rispetto degli animali, ma senza curarsi della passione (e della sopravvivenza economica) di centinaia e centinaia di persone. Ora è la volta della crociata in difesa dei pesciolini rossi. Bene, ma allora, perché non vietare i maneggi e lippoterapia? Perché non chiudere lo zoo? Perché non abolire le «botticelle»? O denunciare chi vende animali di ogni genere? Ma sarebbe anche interessante capire perché un pesciolino ha diritto a non essere disturbato e, invece, un raptus norvegicus può essere impunemente avvelenato con la derattizzazione. O uno storno essere terrorizzato col «grido dangoscia». Preferiamo lasciare questi dubbi esistenziali alle nostre inflessibili guardie zoofile.
Piuttosto cè unaltra considerazione da fare: viviamo in una città dove lillegalità regna sovrana. Per rendersene conto basta fare due passi in centro: le strade sono intasate di venditori ambulanti abusivi di ogni genere che, oltre a creare difficoltà ai passanti, arricchiscono lindustria criminale della pirateria, deturpano con la loro presenza monumenti e luoghi storici in barba ai regolamenti comunali e alle leggi nazionali; cinesi che continuano ad aprire magazzini allingrosso al posto di botteghe storiche e in dispregio di ogni norma; falsi invalidi ogni 50 metri che mendicano servendosi spesso di bambini o animali per suscitare la pietas dei passanti; torme di lavavetri che infastidiscono gli automobilisti a ogni semaforo; migliaia di auto parcheggiate in doppia fila o sui marciapiedi che impediscono il passaggio ai disabili e alle carrozzine. Per non parlare degli zingarelli borseggiatori che si avventano sui malcapitati turisti per derubarli.
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