Legalità, «scricchiola» il Patto coi rom

Bande di stranieri in lotta per il controllo del territorio, capaci di aprire il fuoco in pieno pomeriggio sulla Varesina, in mezzo alle auto dei pendolari di ritorno a casa. Una notizia che potrebbe bastare a riaprire il dibattito tra gli amministratori in tema di sicurezza e immigrazione. A scatenare una reazione più accesa è però un altro elemento, non proprio marginale: sia le vittime - tre giovani provenienti dalla Romania sia gli aggressori - cinque, sei malviventi albanesi ancora ricercati dalle forze dell’ordine - «proverrebbero dal campo nomadi di via Triboniano». Condizionale di rigore visto che è tuttora in corso una maxi-operazione dell’Arma che sta passando al setaccio l’hinterland e quell’arcipelago della criminalità con base tra il Cimitero Maggiore e la ferrovia. Soltanto un dubbio simile rischia però di mandare per aria i discorsi sull’«accoglienza in cambio di legalità». E con essi il Patto che sancisce il principio che ha ispirato finora la strategia di Palazzo Marino.
Sei mesi fa il vicesindaco Riccardo De Corato e la responsabile delle Politiche sociali presentavano all’assemblea del Triboniano i punti salienti dell’accordo per l’ospitalità. Presenze ridotte del 75 per cento (522 rom romeni e bosniaci muniti di tesserino identificativo), rispetto delle leggi italiane e delle regole di convivenza, obbligo di mandare i propri figli a scuola anziché all’accattonaggio, divieto di «coprire» altre persone venute dall'esterno, contribuire autonomamente alle spese di pubblica utilità (bollette, acqua, raccolta dei rifiuti). I «falchi» provarono a protestare per l’eccessiva severità delle clausole, la maggior parte alla fine firmò pur di ottenere le chiavi di un container con lo stemma del Comune.
Il bilancio del progetto, oggi, è come minimo in chiaroscuro. Se è vero che in zona Certosa i reati sono calati (soprattutto durante il presidio fisso di polizia nel campo), altri episodi hanno messo in crisi il credito di fiducia offerto dal Comune. A marzo il furto di rame appena installato nell’area roulotte (per un danno da 30mila euro), poi l’escalation delle ultime settimane: la guerriglia anti-sgombero, la sassaiola in Centrale per ostacolare l’arresto di uno scippatore, quindi il far west sulla statale. Tiziana Maiolo, portavoce di Forza Italia in Giunta, trae le conclusioni: «Siamo a un punto di non ritorno. Chi non ha un lavoro se ne deve andare, anche se staziona in un campo “regolare”. Il mestiere dei nomadi lo conosciamo bene, è il furto. L’attacco continuo alla nostra città va fermato». L’assessore Mariolina Moioli, invece, frena: «Manderemo via coloro che compiono i reati e le famiglie al seguito, ma solo nel momento in cui siamo sicuri della loro colpevolezza.

La Maiolo - precisa - dopotutto non fa che riportare il contenuto della Direttiva europea che entra in vigore domani (oggi, ndr). Ma è un discorso già fatto con vicesindaco e prefetto. Quando avremo conferma dalle autorità competenti provvederemo all’immediata espulsione dei responsabili in tutti i casi di violazione del Patto».

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