Legge antifumo: sott’accusa medici e genitori

In cinque anni hanno smesso 2,5 milioni di italiani

Marisa de Moliner

da Milano

Gli italiani, un popolo di santi, poeti e... fumatori. Una categoria quest'ultima che però si sta assottigliando (in 5 anni hanno smesso due milioni e mezzo di italiani) e il merito è soprattutto della legge Sirchia che ha spento le sigarette nei locali pubblici. Ma anche nelle case private. In un anno infatti mezzo milione di italiani ha smesso di fumare. Qualcuno non ha detto addio al fumo ma ha limitato il consumo di sigarette. Ogni appassionato di bionde ha ridotto da 94 a 87,8 i pacchetti delle sigarette annue. Chissà se tra chi si è limitato ci sono anche i medici di base? Già perché i medici sono dei fanatici di sigarette. Il professor Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, alla presentazione della Giornata mondiale senza tabacco sostiene che il 14,5% dei medici di famiglia a Milano condividono il vizio del tabagismo con molti dei loro pazienti facendo capire che non si tratta di un bell’esempio.
Se il noto farmacologo non è indulgente con i camici bianchi che non smettono di fumare, gli italiani lo sono di più con i loro figli. Anche questo emerge da un indagine Doxa condotta per conto dell’Istituto superiore di sanità in collaborazione con l'Istituto Mario Negri e la Lega italiana per la lotta contro i tumori. Il 44,6% delle 309 famiglie con figli d'età inferiore ai 25 anni, ha dichiarato che i ragazzi possono fumare in casa dove vogliono. Il 26,5% dei genitori concede la sigarette solo all'esterno. I più intransigenti, che non ammettono assolutamente che si fumi tra le pareti domestiche, costituiscono il 20,3%. Ad alcuni ragazzi, invece, il 3% dei padri e madri permette di fumare solo in alcune stanze.
Fare desistere i giovani dal fumare sembra un'impresa titanica, convincerli è molto difficile anche perché tra gli adulti che accendono le sigarette ci sono anche coloro che dovrebbero essere i più motivati a non farlo perché conoscono alla perfezione tutti i danni che il fumo comporta. Si tratta dei medici di base, nelle loro fila i tabagisti sono nel 2005 il 14,5% denuncia il professor Garattini. Nel 2004 i medici di famiglia fumatori raggiungevano il 15,8%.
Un comportamento non virtuoso che si scontra con l'operato dei dottori. Se da una parte continuano a fumare, dall'altra cercano di dissuadere i loro assistiti. La percentuale dei medici dissuasori è più alta di quella dei fumatori: 22,3% dei primi contro i 14,5 dei secondi.
Il direttore dell'istituto farmacologico Mario Negri punta l'indice contro i medici di base. E non solo. Ce n’è anche per i camici bianchi ospedalieri: «Ancora oggi nonostante i divieti capita di vedere negli ospedali, medici, e anche infermieri, con la sigaretta accesa.

Troppo spesso il camice bianco dimentica l'importante aspetto della prevenzione». Un'arma efficace contro la strage a opera della nicotina, la prima causa di morte prevenibile nel mondo, responsabile del decesso di un adulto su dieci e che fa registrare una vittima ogni 6,5 secondi.

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