Alla vigilia del suo terzo anniversario, compirà infatti tre anni il prossimo 10 gennaio, la legge «antifumo» italiana ha portato risultati che gli esperti definiscono più che soddisfacenti. Un buon augurio per tre Paesi - Francia, Portogallo e Lituania - dove proprio in questi giorni entrano in vigore nuove normative che rendono «off-limits» le sigarette nei luoghi pubblici.
Un bilancio positivo confermato di recente dallo stesso ministro della Salute Livia Turco che, incontrando lo scorso dicembre a Roma il ministro della Salute francese Roselyne Bachelet Narquin proprio in vista dellentrata in vigore anche in Francia del divieto di fumo, ha sottolineato come la legge italiana «ha ottenuto risultati più che positivi, tanto da diventare un esempio per il vicino francese». Gli ultimi dati Istat mostrano infatti una riduzione della prevalenza dei fumatori, passata dal 23,9% nel 2003 (maschi 31.0%, femmine 17.4%) al 22.7% nel 2006 (maschi 28.8%, femmine 17.0%).
LItalia, con la Legge 3/2003 «Tutela della salute dei non fumatori entrata in vigore il 10 gennaio 2005, è stata uno dei primi Paesi dellUnione Europea (prima di noi solo Irlanda e Malta) a regolamentare il fumo in tutti i locali chiusi pubblici e privati, compresi tutti i luoghi di lavoro e le strutture del settore dellospitalità. La normativa consente di riservare ai fumatori appositi locali ventilati.
Già ad un anno dallapplicazione della legge si è osservata una notevole diminuzione delle vendite dei prodotti del tabacco (circa il 6% in meno rispetto al 2004). Si è cioè mantenuto landamento in diminuzione (verificatosi a partire dal 2000) con un calo annuale medio di circa il due per cento, confermato anche dai dati parziali del 2007. I carabinieri dei Nas hanno effettuato, fino ad agosto 2007, oltre 2800 ispezioni in luoghi di lavoro che hanno evidenziato un sostanziale rispetto della legge, essendo state riscontrate solo 189 infrazioni al divieto di fumo (pari al 6.7% dei controlli) contro le 327 del 2005. Positivi anche gli effetti sulla salute dei cittadini.
Resta tuttavia critico il padre del divieto, Girolamo Sirchia che punta il dito sui controlli e dice: «LItalia è partita prima e bene, ma oggi sconta una colpevole inerzia delle istituzioni».
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