Legge elettorale, da Forza Italia sì al dialogo. La Lega frena: "In caso di referendum, pronti ad andare da soli"

Bondi dopo l'incontro con il ministro Chiti: "Per noi il problema principale non è la legge elettorale. Gli elettori sia di centrodestra che di centrosinistra sono preoccupati dai problemi economici e sociali. Nei prossimi giorni condurremo una forte opposizione al governo". Maroni avverte: "Pronti ad andare da soli"

Legge elettorale, da Forza Italia sì al dialogo. La Lega frena: "In caso di referendum, pronti ad andare da soli"
Roma – Proseguono a ritmo serrato gli incontri tra i partiti per discutere sulla riforma elettorale. Sembra intravedersi un’intesa all’orizzonte, anche se nel pomeriggio la Lega fa sapere di essere pronta a correre da sola se Forza Italia non abbandonerà l’ipotesi del referendum. Stamani i massimi dirigenti di Forza Italia hanno incontrato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti. Il partito del Cavaliere si dichiara pronto a dialogare sulla riforma, ma ritiene che questa “non sia la priorità del Parlamento e del Paese” e comunque considera preferibile intervenire con modifiche e miglioramenti sull'attuale sistema. Forza Italia ha voluto anche sottolineare la bontà del sistema proporzionale in vigore “che - ha spiegato Elio Vito - ha portato una forte affluenza alle urne e un calo delle schede bianche”. Tuttavia, di fronte all'altra ipotesi messa sul tavolo da Chiti, ovvero di fare una riforma seguendo il modello delle regioni, “non abbiamo escluso di prenderla in considerazione - ha detto il coordinatore di Fi Sandro Bondi - e di fare delle verifiche”. Sul tavolo, quindi, restano aperte tutte le opzioni. Intanto una nota diffusa da Forza Italia fa sapere che "le personalità del partito che hanno aderito al comitato referendario l'hanno fatto a titolo personale, con quella libertà che il partito ha sempre riconosciuto e assicurato anche su altri temi". Il referendum resta un'opzione, ma non la sola cui il partito azzurro intende fare riferimento. Anzi, per il momento sembra di capire che la strada prescelta dal partito del Cavaliere sia soprattutto quella della ricerca di un'intesa in sede parlamentare, cercando un accordo con le altre forze politiche.

Il ministro Chiti si è detto molto soddisfatto: “È stato un incontro positivo per il clima e per il dialogo. Abbiamo concordato un impegno affinché il Parlamento costruisca una legge elettorale nuova. Ci sono le condizioni per riuscirci. Chiti ha chiarito anche che ci sono due direzioni verso cui il Governo intende muoversi in accordo con Forza Italia per modificare l'attuale sistema elettorale: “Il primo schema è quello di modificare l'attuale legge in modo da rispondere alle questioni poste dal referendum ed evitarlo. Il secondo schema è rappresentato da una riforma sul modello delle Regioni”. In questo caso, ovviamente, servirebbe anche una riforma costituzionale. In mattinata c’era stato anche un incontro, l’ultimo nella Cdl, fra i rappresentanti della Lega Nord e quelli di Forza Italia. La via maestra per eventuali modifiche alla legge elettorale è il Parlamento. “L'obiettivo – come ha riferito Roberto Calderoli - è impedire il referendum”.

L’ex ministro del Welfare, Roberto Maroni, è ancora più categorico: “O Forza Italia ci convince che vuole abbandonare ogni progetto di referendum, o noi alle amministrative andremo da soli. Tra un paio di settimane suona la campanella, noi siamo pronti a cercare nuove alleanze. A metà marzo prenderemo la decisione. Abbiamo chiesto a Forza Italia di uscire dal comitato referendario, ci hanno detto di no. Il fatto è - osserva Maroni - che Berlusconi punta tutto sul referendum per drammatizzare il confronto con Prodi, andare ad un governo di grande coalizione per un anno e poi ritornare a votare”.

In serata arriva la secca replica a Maroni da parte di Stefania Prestigiacomo (Fi): "Non credo che Maroni possa lanciare dicktat su ciò che esponenti di Forza Italia devono fare in politica. E mi sembra quindi francamente improponibile la sua richiesta a Forza Italia di far dimettere dal comitato promotore dei referendum i parlamentari che vi hanno aderito a titolo personale".


 

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