Roma – Domani partono ufficialmente i colloqui fra il governo e i partiti per verificare, sul campo, se esistono le condizioni per un'intesa sulla riforma elettorale. Un accordo che possa spianare la strada a un nuovo sistema di voto. Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, fa sapere di voler parlare con tutti, in primis con Berlusconi. "Io ho fatto un invito a Forza Italia, non so chi verrà. Ma se viene Berlusconi, io penso che sia utile a tutti e due". Il premier sa bene che il parere dell'ex capo del governo, leader del principale partito dell'opposizione, è fondamentale se si vogliono fare delle riforme bipartisan.
Prima le esplorazioni, ma poi decide il parlamento. È questa "la gerarchia" del presidente del Consiglio rispetto al referendum per modificare l'attuale legge elettorale. "In una democrazia si usa prima la via ordinaria, cioè le riforme in parlamento, e poi quella straordinaria. Questa è la mia gerarchia". Per Prodi l'importante è fare presto, perché "il referendum è lì, i promotori si regoleranno secondo il ritmo che la riforma prende". Il premier spiega che il percorso da compiere è quello di "esaminare i tipi di compatibilità tra le varie forze politiche, per avere una legge elettorale da approvare con ampio spettro".
L'iter della riforma prende il via al Senato Stamani un’ora e mezza di colloquio fitto fitto per definire il percorso parlamentare della riforma elettorale. L’incontro tra il presidente del Senato, Franco Marini, e il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, è servito a mettere nero su bianco i dettagli tecnici del progetto, con i vari passaggi tra le Commissioni e l’aula. Di mezzo, come noto, c’è il referendum, ma sembra che tra le forze politiche stia venendo fuori l’idea di trovare un’intesa comune per scongiurarlo. Almeno così sembra di capire dalle dichiarazioni del premier, Romano Prodi, che ha parlato di “riforma condivisa” aprendo la strada alle “larghe intese” in parlamento almeno su questo punto. L'intesa raggiunta tra Marini e Bertinotti prevede che l'iter per la riforma elettorale parta al Senato, mentre la Camera si occuperà delle riforme costituzionali.
Chiti: il referendum può slittare al 2009 Il ministro per i rapporti con il parlamento, Vannino Chiti, chiede ai referendari di accettare uno slittamento della consultazione al 2009 in caso di intesa tra maggioranza e opposizione sulla legge elettorale. “Non criminalizzo uno strumento di partecipazione, mi limito a chiedere, in caso di intesa, la disponibilità al differimento di un anno. Così il referendum manterrebbe un carattere di sollecitazione”. Viceversa, sostiene Chiti, non si può pensare che il referendum possa da solo portare alla nuova legge elettorale: “Se si scrivesse la legge elettorale di fronte a noi avremmo per la Camera la prospettiva di due listoni indistinti del centrosinistra e del centrodestra o in alternativa il controllo da parte di una lista, magari con il 25 per cento dei consensi, dell'assemblea elettiva. Per il Senato, con uno sbarramento dell'otto per cento e un premio di maggioranza su base regionale avremmo un'assemblea composta, probabilmente, dai rappresentanti di due o tre partiti. Non è questa la via per far funzionare la nostra democrazia”.
Fassino: "Serve un'intesa concreta sugli obiettivi" "Più che su un modello bisogna trovare un'intesa sugli obiettivi". È questo secondo il segretario dei Ds Piero Fassino il percorso virtuoso che potrebbe portare ad un'intesa tra maggioranza e opposizione sulla riforma della legge elettorale. "Abbiamo sempre detto che la legge elettorale così come le riforme costituzionali debbono risultare da un accordo largo tra maggioranza e opposizione. Abbiamo sempre criticato il centrodestra che ha voluto imporre una pessima legge elettorale a colpi di maggioranza. Quindi mi pare corretta la valutazione di Prodi. Riguardo agli obiettivi Fassino ne elenca alcuni: dare agli elettori "alternative chiare di governo", restituire agli elettori "il potere di eleggere gli eletti che la vecchia legge elettorale gli ha sottratto", servono "meccanismi di premi di maggioranza" per dare stabilità di governo, ed infine introdurre le quote rosa "per dare finalmente applicazione all'articolo 51 della Costituzione con l'equilibrio di uomini e donne in parlamento".
Rutelli: "Riforma da fare tutti insieme" "La riforma elettorale si deve fare tutti insieme". Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. "È finita l'epoca degli strappi delle rotture e delle forzature". Secondo Rutelli la riforma elettorale non è però "il tema più urgente, perchè i temi più urgenti sono l'economia, la ripresa economica e il lavoro. Credo che dobbiamo lavorare - ha aggiunto Rutelli - per preparare il terreno per un'intesa larga sulla legge elettorale perchè è evidente che un senato che abbia l'esito di ogni votazione in ogni legislatura appeso a pochi voti di differenza crea instabilità. Dunque - ha concluso - se la legge la possiamo migliorare d'intesa fra tutti è una scelta di saggezza".
Mastella: “Non andare al voto per forza” “Se c'è una legge elettorale condivisa non è detto che si debba andare per forza al voto”. Così il ministro della giustizia Clemente Mastella, secondo il quale “al voto si va quando le coalizioni saltano o una delle coalizioni dovesse registrare insuccesso o diffidenza tra i partner che la tengono in piedi. Allora si va al voto - ha aggiunto Mastella - viceversa non è un dogma quello di andare al voto a tutti i costi o il prima possibile”. Mastella dice di condividere l'impostazione di Prodi, “quella di lavorare insieme, di fabbricare una legge elettorale che tenga conto dei grandi partiti e di quelli piccoli”. Il ministro della Giustizia ribadisce che se una delle due colazioni va in crisi si va al voto. Quanto a “ritocchi e piccoli aggiustamenti alla legge elettorale” Mastella parla di due-tre mesi.
La Finocchiaro: momento di responsabilità per tutti i partiti "Si apre una settimana importante di responsabilità non solo per l'Unione, il premier Prodi e il ministro Chiti, ma anche per tutte le forze politiche". Lo dice il presidente dei senatori dell'Ulivo, Anna Finocchiaro, riferendosi alle consultazioni sulla riforma della legge elettorale che il presidente del Consiglio avvierà da domani.
"L'atteggiamento - spiega Finocchiaro - è che si lavori tutti ad una legge elettorale che dia stabilità ed efficacia di governo, restituisca il valore del voto ai cittadini sia per la scelta degli eletti, sia per il rispetto delle promesse programmatiche". E a chi le chiede se l'atteggiamento della Cdl mostri una reale disponibilità al dialogo, risponde: "Vediamo".
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