«La legge? È meglio disobbedire»

Fabrizio Graffione

«La vita di una bambina vale più di ogni ragione di Stato».
Forte. Fortissima. Giusta. Giustissima la presa di posizione del presidente della giunta di centrosinistra Alessandro Repetto, della Margherita, che ha chiuso gli interventi ieri pomeriggio in consiglio provinciale sul caso di Maria, la bimba bielorussa seviziata nel suo paese e quindi salvata dalla sua famiglia affidataria a Cogoleto dove ha trascorso le vacanze estive. Di più. Tutti i consiglieri sono d’accordo nell’offrirsi, come istituzione, affidatari insieme al Comune di Cogoleto, della piccola Maria.
Destra e sinistra. Ancora tutti uniti per il sostegno alla bimba, ma anche alla famiglia genovese che di coraggio ne ha da vendere. Lo ha testimoniato anche il presidente del consiglio, Mauro Cavelli, diessino, che ha detto di conoscere personalmente i giovani genitori, descrivendoli come persone oneste e perbene. Tutti anche al loro fianco in una battaglia che scuote i sentimenti e che fa scattare l'orgoglio di non cedere ai ricatti di Stato. Uno scappellotto politico anche ai giudici genovesi che, invece, pare non ci sentano. Sordi, come è stato detto da alcuni consiglieri, a microfoni spenti, non soltanto alle ragioni di cuore, ma anche a quelle della tutela della vita sancito dalle varie leggi internazionali. Sordi anche alle interpretazioni, come quella pubblicata dal giornale ieri, dei loro colleghi di Milano che si schierano a favore della bimba bielorussa e della famiglia genovese.
«Ho sentito troppi commenti improntati al diritto internazionale - ha detto Repetto - ma la dignità, la volontà e la vita di una bambina valgono più di ogni altra cosa, anche della ragione di Stato. Facendomi carico e interprete dei sentimenti di tutta l'amministrazione provinciale e dei cittadini genovesi profondamente turbati da questo episodio ho scritto quindi una lettera al ministro degli esteri Massimo D'Alema chiedendogli di intervenire a favore di Maria. Un'altra missiva è stata spedita ai genitori di Cogoleto per confermare la mia e nostra solidarietà e offrendo disponibilità per ogni ulteriore intervento».
Ecco l’inizio del testo della lettera a D'Alema: «Le chiedo, signor ministro, di esaminare personalmente ogni possibilità di soluzione di questa controversia e di consentire che il desiderio di questa bambina, che non vuole tornare nel suo paese dove avrebbe subito violenze, venga esaudito. Mi rendo conto della delicatezza del problema ma credo anche che un paese come il nostro non possa passare sotto silenzio la gravità del caso e che debba affrontare ogni eventuale violazione dei diritti umani che venisse accertata. La bambina e la famiglia affidataria sono circondati da un forte sentimento di solidarietà dei cittadini di quella comunità e delle istituzioni locali che, assieme, hanno previsto per i prossimi giorni una serie di manifestazioni in favore della decisione della famiglia italiana di rispettare la volontà della bambina di non tornare nell'istituto di Vileika dove si sarebbero perpetrate le violenze denunciate».
Repetto, che ha parlato poco dopo Roberto Demontis, indipendente di Rifondazione, «dobbiamo superare queste leggi», ha spiegato che qualche volta occorre «disobbedire» a leggi che non tengono conto dei sentimenti e che possono essere interpretate in maniera differente lanciando così un chiaro messaggio ai giudici genovesi.

Ha inoltre spiegato come, se la Bielorussia dovesse chiudere le frontiere delle adozioni, il governo italiano abbia mezzi sufficienti per convincere chiunque a desistere da questo intento e ha chiesto a Roma di non cedere ad alcun ricatto internazionale.

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