Sostenitori degli animali sul piede di guerra. «Ridurre le pene, in alcuni casi anche drasticamente, significa alimentare la piaga del bracconaggio» dice lEnpa, lEnte nazionale protezione animali, dello schema di decreto legislativo proposto dal ministro Prestigiacomo che punisce «con una risibile multa chi detiene un animale selvatico protetto, mentre chi uccide un lupo, una cicogna e altri esemplari appartenenti a specie molto rare, rischia al massimo pochi mesi di carcere, pena peraltro commutabile con una sanzione pecuniaria». Il provvedimento sarà valutato dalle commissioni Ambiente, Giustizia e Politiche europee per poi passare allesame del Governo.
«È veramente grottesco - dichiara lEnpa - che proprio chi ha il dovere istituzionale di tutelare lambiente e la fauna nel nostro Paese promuova, invece, iniziative che incoraggiano atti illeciti a danno degli animali selvatici». Secondo la normativa del Ministero, chi uccideva una specie protetta pagava una multa di 6mila euro e rischiava una pena detentiva fino a un anno; oggi se la caverà al massimo con 6 mesi di arresto o, in alternativa, con una sanzione fino a 4mila euro. LEnpa si appella a «illustri esponenti del Governo, come il ministro Brambilla, che hanno dimostrato più volte senso di responsabilità» per «fermare un decreto così contrario agli animali, allambiente, alla legge e al buonsenso». Ma contro la proposta ha fatto sentire la sua voce anche Gabriella Giammanco, deputata del Pdl e componente del Comitato ministeriale per unItalia «animal friendly»: «Lo schema di decreto legislativo proposto dal ministro Prestigiacomo, riducendo notevolmente le pene per i bracconieri, non tutela le specie animali in via destinzione e favorisce lillegalità. Mi sembra paradossale che il dicastero preposto alla tutela dellambiente non si renda conto della gravità di tale iniziativa».
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