Lele Mora interrogato dal Pm sui rapporti con Mastella

Vallettopoli, il manager in Procura a Potenza parla di un incontro in un ristorante con il ministro della Giustizia. Che replica: «Non accetto illazioni calunniose, lo vidi in un locale pubblico ma si trattò di un incontro del tutto casuale». Il procuratore Woodcock si è dimostrato poco soddisfatto delle risposte fornite dall'impresario

Lele Mora interrogato dal Pm 
sui rapporti con Mastella

Gian Marco Chiocci e Gianluigi Nuzzi
Proprio nel giorno in cui gli ispettori del ministro della Giustizia Clemente Mastella sbarcano in Tribunale a Potenza, in Procura, nel corso del primo interrogatorio, a Lele Mora vengono chiesti i motivi di un suo incontro avvenuto a novembre scorso proprio con Mastella, in una saletta al primo piano del ristorante della capitale Al Bolognese. Una storia dai contorni ancora non definiti, un incontro, vero o presunto, oggetto ancora di verifiche.
A parlarne per primo e a lungo è stato il direttore di Novella 2000 Luciano Regolo, sentito per un’ora e mezza il 12 dicembre. Regolo è teste primario per i magistrati. Secondo il gip Alberto Iannuzzi «ha consentito - si legge nell’ordinanza - al Pm John Henry Woodcock di muovere i primi passi verso uno scenario criminale, rivelatosi, poi, sulla base e a seguito dell’evoluzione investigativa, vasto e diffuso». Ebbene, Regolo sostiene di aver saputo dall’ambasciatore del Belize, Nunzio Alfredo D’Angieri, che Mora, quando in autunno iniziano a circolare le prime indiscrezioni sull’inchiesta di Potenza, «sicuramente avrebbe cercato di mettere in moto le sue entrature». D’Angieri, sempre per Regolo, si sarebbe spinto oltre. Aggiungendo che, «curiosamente, aveva incontrato casualmente Lele Mora con Mastella. (...) Si era sentito chiamare da Lele che era con Mastella. Però D’Angieri non sapeva dirmi se questo incontro era solo per loro due o se a loro volta casualmente si erano incontrati». Woodcock vuole saperne di più. E incalza Mora. Lo fa nel capitolo dell’interrogatorio dedicato alle presunte «talpe» che emergerebbero dalle intercettazioni: una in polizia e una nei servizi. L’impresario minimizza: «Al telefono scherzavo». «Senta, e quella cena con Mastella?» domanda secco Woodcock. Mora ricorda di aver «incontrato Mastella al ristorante. Ero con Alda D’Eusanio. Con Mastella ci siamo salutati punto e basta. Io nemmeno sono salito al piano di sopra». Woodcock è perplesso, insiste. Ma Mora è inflessibile: «È stato un incontro casuale». Il Pm ricorda infatti che D’Angieri, sentito come testimone il 22 dicembre, afferma di aver «visto Mora salire al piano dove c’era Mastella e rimanerci 10-15 minuti. Ma lì salgono e scendono molte persone...». Immediata e secca è arrivata la replica di Mastella: «Apprendo con stupore, con serenità e con disprezzo, il contenuto delle dichiarazioni rese dal signor Luciano Regolo a me giunte stranamente per vie giornalistiche. Premesso che sono una persona per bene e che le mie azioni hanno avuto sempre l'impronta della legalità, del rigore e della correttezza, voglio dire - aggiunge Mastella - che non mi lascio né intimidire, né spaventare da chicchessia».
Mastella contrattacca: «Non posso però accettare come cittadino illazioni calunniose, basate su fatti che non hanno rilievo né penale né etico, ma appartengono a questa incredibile ondata immorale, che, utilizzando qualsiasi strumento, inquina le fonti e distribuisce acqua avvelenata». Mastella ammette di aver incontrato casualmente Mora in un ristorante: «Eravamo entrambi in compagnia di più persone, io, tra gli altri, con l'onorevole Fabris e, come faccio col mondo intero, per il mio costume di essere familiare e cordiale con tutti, ho scambiato con lui soltanto poche frasi di circostanza. Peraltro - sottolinea Mastella - il signor Mora era una persona conosciuta, agente di noti personaggi televisivi e in contatto lavorativo con importanti personaggi del mondo imprenditoriale, dell'editoria, dello spettacolo e della politica, ed inoltre il signor Mora non aveva alcun debito con la giustizia o che a me risultasse tale».
Nell’altra parte dell’interrogatorio Mora si è difeso da tutte le accuse. E respinge ogni capo d’imputazione. «Simona Ventura? Io l’ho sempre protetta - si è difeso il manager -, fa parte dei miei doveri. Del resto mai ho lavorato contro i miei artisti... Né mai ho parlato della signora Ventura». E le foto che indica in alcune interviste? «Le foto? Ne ho comprate parecchie da Corona e da altre agenzie, non sono io che l’ho incastrata. Corona aveva rapporti con tutti i direttori». E la Hunziker? «Sono cose vecchie dove non ho avuto nessun ruolo». Ha smentito anche in radice qualsiasi collegamento con la prostituzione: «Io non faccio queste cose - si è difeso -, questo genere di lavori. Ho sempre lavorato onestamente». L’interrogatorio si interrompe. Lo chiede la difesa. Un rinvio per fare il punto della situazione. Si apre la porta. Volti tirati. Woodcock non sembra soddisfatto. Nemmeno l’impresario. Mora è stanco ma cerca di tenere il timone al centro. Dopo l’interrogatorio riflette ad alta voce: «Credo nel detto "male non fare, paura non avere" e non avendo fatto male a nessuno non temo nulla. Aspetto giustizia e non mi sento tradito da nessuno. Corona rimane un amico». In mattinata la squadra mobile di Milano gli ha rivoltato l’abitazione. Perquisita casa: ci è voluta l’intera giornata perchè si tratta di ben quattro appartamenti unificati anni fa quando vennero acquistati. Eravamo a fine degli anni ’80 quando il manager s’innamorò del quarto piano di viale Monza 9. Prima comprò l’ufficio al quinto piano. Perquisito anche l’ufficio al primo piano di viale Monza, comprato da ultimo, qualche anno fa, e che prima ospitava uffici della Popolare di Lodi.

Sequestrati alcune migliaia di file contenuti sia nel server di Mora, sia in quello portato via negli uffici di Fabrizio Corona, difeso dall’avvocato Agatino Strano. Tutto il materiale viene mandato alla Procura di Potenza in serata. Lì forse ci sono gli ultimi segreti della coppia Mora-Corona.

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