Lenzuolate e troppi partiti Alle urne si rischia il caos

Dal «Loto» al «Meda» proliferano i contrassegni sconosciuti. Non aiuta l’election day che accorpa amministrative e politiche. Caso limite a Palermo: 42 liste fra Regione, Camera e Senato

da Milano

Il Sacro Romano Impero e il Nucleo Tremmista Nazionale non ci saranno. Insieme a circa 150 altri sconosciuti signori che hanno fatto la faticaccia burocratica di depositare il simbolo al Viminale, ma poi non sono riusciti a presentare le liste. E per fortuna. Già così c’è una tale confusione che l’allarme è bipartisan, da Silvio Berlusconi a Francesco Rutelli tutti si stanno premurando di mettere in guardia gli elettori.
Perché già i simboli dei due partiti maggiori, Pd e Pdl, sono inediti sulla scheda elettorale, e per farli memorizzare altro non si può fare che proseguire con il martellamento mediatico, mostrandoli ogni volta che si può. Di più, il cerchio con il nome di Silvio Berlusconi e quello con il nome di Walter Veltroni rischiano di finire annegati in mezzo a macchie di colore tanto fantasiose quanto dispersive, dal Movimento europeo diversamente abili, il Meda di tal Sergio Riboldi che è riuscito a candidarsi in più circoscrizioni dalla Calabria all’Umbria al Veneto, alla Lista dei Grilli parlanti che, confusione nella confusione, non ha nulla a che fare con Beppe Grillo e infatti indica Renzo Rabellino candidato premier, a svariate liste che spuntano qua e là, a seconda delle regioni.
E poi c’è l’aggravante election day. Lo aveva detto, osteggiandolo, il centrodestra all’unisono, che costringere i cittadini a votare nello stesso giorno anche per Comuni, Province e Regioni, oltre che per Camera e Senato, sarebbe stato come mandarli allo sbaraglio. Poi, potenza di un Paese dove ogni euro va risparmiato, nessuno se l’è sentita di differenziare le date.
Risultato: più di 9 milioni di italiani, in 8 province e 426 comuni, sono chiamati a scegliere la metà del mondo, dal consigliere di circoscrizione al premier. In Friuli Venezia Giulia e in Sicilia si vota anche per la Regione. Così adesso siamo agli avvisi. Quello di Francesco Rutelli, per dire, che da candidato sindaco di Roma è preoccupato: «Le elezioni del 13 e 14 aprile saranno complicate per gli elettori che avranno 5 schede. Spero che non ci siano troppi affollamenti nei seggi, credo che si stia facendo tutto il possibile al ministero degli Interni perché non si ripeta quello che è accaduto alcuni anni fa quando ci fu grande caos». E un appello al Viminale lo ha lanciato anche Berlusconi. Per l’allarme brogli, sì perché c’è pure quello: «Chiediamo un impegno al ministero dell’Interno in considerazione del fatto che in un gran numero di seggi si è seguita una procedura assolutamente irregolare» ha detto annunciando che «stiamo arruolando i difensori del voto, gente con capacità dialettica in grado di restare lì dal sabato fino a quando si apriranno le schede per controllarne la regolarità». Poi il leader del Pdl l’ha detta con una battuta: «Io penso per esempio a Roma dove ci sono schede lenzuolo e penso alla difficoltà che potranno avere le persone anziane come me».
Prendere i siciliani per credere. Dovranno raccapezzarsi fra cinque candidati alla presidenza della Regione, a Palermo, per dire, le liste collegate sono dodici. Sulla scheda per la Camera e per il Senato troveranno altri 15 simboli, compresi il partito liberale italiano e la lista per il bene comune, tanto per non sbagliare. Non va meglio nel resto d’Italia.

La media dei simboli presenti sulla scheda per il Parlamento è di 16, e ogni regione ha le sue stravaganze, dalla lotta per lo zero virgola in Lazio de «Il Loto» a quella fra i partiti radicati sul territorio, Sardigna Natzione e Partito Sardo d’Azione in Sardegna, Union fur sudtirol e Die freiheitlichen in Trentino Alto Adige, l’Intesa veneta e la Liga Veneta Repubblica in Veneto. E chi più ne ha più ne metta. Istituire dei premi per chi azzecca tutte le croci sulla scheda?

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