Leo agli ex arrabbiati porge l'altra guancia: "Insultatemi pure..."

"Sono fiero della mia scelta, non devo favori a nessuno". E testardo: "Rifarei tutto, compreso il derby perso 4-0". In difesa c'è il dubbio Chivu: a centrocampao occhio a Cambiasso: è stanco

Leo agli ex arrabbiati porge l'altra guancia: 
"Insultatemi pure..."

Julio Cesar si è dato alla bici­cletta ed è tornato a casa da San Siro, come fosse la solita espiazio­ne dopo qualche stupidaggine calcistica. Ad ascoltare Leonar­do c’era anche Antonio Careca, come se i brasiliani dell’Inter si fossero dotati di tutti gli amuleti reperibili in tasca, in casa o in tri­buna. E Careca ha confermato. «Parteggio per i brasiliani, ma per Leo un po’ dipiù».Meglio se fosse stato in campo: Careca è stato giocatore e cannoniere stra­ordinario. L’altra faccia della bel­lezza pallonara di Maradona e del suo Napoli. E San Siro stasera meriterà tanta nobiltà calcistica. Anche se il bomber tiferà per un pari. «Così il Napoli si avvicine­rà ».

Al cuor non si comanda. Ieri, sotto il solleone del mezzo­giorno, il Meazza era imponente e splendido, silenzioso e tirato a lucido per il gran gala, il campo verde rizollato, sembrava già di sentire il rombo stordente del­l’urlo della sua folla. Prima si è al­­lenata l’Inter, poi il Milan. Solo le chiacchiere sono sembrate vane e vacue. Uno spartito già visto. Le­onardo ci ha inondato della sua felicità: gioia di vivere e di esser­ci. Uffa, che barba! Si saranno det­ti quelli che lo ascoltano da tem­po. Inutile parlare di tecnica e di formazione.«La squadra l’ho già detta a Careca», ha ammiccato con la solita faccia da cuor con­tento. Come l’Inter? Forse. Ma non è certo. Questo è derby.Ma per le paro­le della vigilia è “ Leonardo contro il Milan”, titolo di testa nel ricor­do di due sfide perse sulla panca rossonera.Ora gli resta uno sguai­nar d’orgoglio: «Non mi interessa quel che dicono, che pensano, che faranno contro di me.

Nessu­no mi può giudicare, nessuno mi ha fatto favori ed io non ne ho fatti a nessuno. La mia scelta è stata chiara e libera e sono fiero di aver­la fatta». Il concetto sarebbe pe­sante, ma Leo lo ren­de leggero. «Insulta­te pure, tanto io non cambio: ho deciso di vivere felice. C’è sta­to un attimo della mia vita,verso i 30 an­ni, in cui ho avuto un momento introspet­tivo. Da allora ho de­ciso di vivere positi­vo. Ho deciso di ave­re­certezze e parame­tri. Sono attento e aperto a cambiare, però vivrò tutto con allegria. Quando non sarò più così, non ci sarò più». Ci sarebbe da pre­occuparsi. Il derby è vita, sangue nelle ve­ne, voglia di dispet­to. Ormai se lo chie­dono in tanti: Leo, ma qualche volta ti girano? E lui gira al largo, rilanciando il suo leit motiv. Così stasera. Chiun­que gli mandi un “vaffa!”, qua­lunque situazione difficile pre­senti il derby, non servirà a erode­re­la serenità di allenatore taran­tolato (una contraddizione) quando percorre il lungo linea di corsa e riempiendo di urla (sem­pre felici?) i suoi giocatori.

Cosa dirà stasera Leo alla sua squadra? Quello che non ha rive­lato ai giornalisti. A cominciare dalle scelte. «Non sarà la mia par­tita. E non credo sarà decisiva. Sa­rà una partita in cui non possia­mo nasconderci. E non dimenti­chiamo il Napoli alle spalle ». See­dorf direbbe: «Bugiardo!».Abbia­ti lo ha definito bugiardo per al­tre ragioni. «Aveva detto che non avrebbe più fatto l’allenatore». E lui riavvolge il nastro e riparte: «Non siamo in un convento. Tut­ti possono dire ciò che gli pare. Il calcio è passione, irrazionale, ca­pisco le reazioni». Tra i ricordi, però, c’è quel 4-0 subito dal Milan, stavolta diffici­le da riprodurre pur sedendo sul­l’altra panca. Macchè!. «Se do­vessi, rifarei tutto, anche quel der­by ». É stata la sua croce, seguita dalle maledizioni milaniste e da­gli sfottò interisti, che poi si sono messi le mani nei capelli quando Moratti lo ha mandato in panchi­na.

Il tempo e i risultati hanno da­to una mano a convincere gli in­teristi. «Ma non posso dimentica­re quella storia. Non cerco rivin­cita, la mia scelta non c’entra». Però la cabala sta dalla sua parte: l’unico derby giocato il 2 aprile (1967) vide l’Inter vincente 4-0 (Cappellini, Facchetti, Suarez, Domenghini) L’Inter mancherà di qualche uomo de­terminante di quella partita: Lucio, Sa­muel e Milito (oggi in panchina). Saran­no problemi in dife­sa. Fino all’ultimo re­sterà il dubbio su Chivu (in alternati­va lo stopper sarà Cordoba), anche il centrocampo po­trebbe avere qual­che assestamento: probabile la presen­za di Thiago Motta, che segnò il primo gol. Stankovic e Cambiasso si gioche­ranno un posto: l’ar­gentino è stanco, ar­rivato per ultimo do­po due partite tirate con l’Argentina. Mourinho giocò con due pun­te (Eto’o e Milito), Leonardo ha provato Pazzini e il trio Pandev, Sneijder,Eto’o.

Se il tecnico vale, sa bene come mettere in difficol­tà il Milan. E questa sarà la vera sfida: dimostrare di essere un tec­nico di valore. Non sfruttare la chance, sarebbe un autogol per chi conosce così bene i segreti rossoneri.

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