Leo ci ha preso gusto e vuole trionfare in tutte le battaglie

nostro inviato a Appiano G.

L’operazione derby prosegue alla grande. Solo derby? No, ma la filosofia che Leonardo ha copiato a tutti i grandi del calcio («Vincere aiuta a vincere») include questo passaggio decisivo, dopo le strizzate d’occhio dello stellone. Ora Leo vuol vincere su tutti i fronti: battuto il Bayern, pescato lo Schalke 04, gli tocca sbarazzarsi del Lecce e convincere Prandelli a non convocare Ranocchia in nazionale. Ad occhio, l’operazione più difficile pare quella di oggi pomeriggio con il Lecce. Con Prandelli c’è già l’accordo o quasi. «Da parte del ct c’è una grande apertura in questo senso», ha raccontato Leo, lasciando un’incertezza solo di facciata. Ma questo è il momento in cui all’Inter tutto fila per il verso giusto, meglio acchiappare al volo le situazioni.
La partita con il Lecce potrebbe chiudere la settimana d’oro, evitare la convocazione di Ranocchia è una prudenza dovuta. Ieri il golden stopper nerazzurro non si è allenato, e così negli ultimi giorni. «Ha fatto tante partite, è andato un po’ oltre dopo un infortunio troppo importante. Ha sentito un problema, bisogna stare attenti. Non sto risparmiandolo, non è proprio in grado di giocare». Spiegazione che mette in ansia, non in allarme. Ma, soprattutto, permetterà a Prandelli di eliminare il giocatore dalla sua lista senza polemiche. «Il ct è una persona equilibrata. Credo sia contento di avere un giocatore sano, non uno da gestire». La conclusione di Leo disegna la logica dell’operazione derby: arrivare al 2 aprile con la miglior scelta possibile e con giocatori sani. Molti, fra l’altro, partiranno per gli impegni con le nazionali. Da qui l’esclusione di Milito dai suoi convocati: «Ha fatto quasi una preparazione estiva, ora in due settimane può concludere il recupero».
Poi c’è il timore di perdere uno dei quattro diffidati: Eto’o, Pazzini, Lucio e Nagatomo. «Gestione da valutare», dice la risposta ufficiale. Però potrebbero giocare tutti. Lucio ne è quasi obbligato, oltre a lui rimangono Chivu e Materazzi (Cordoba è squalificato) per un posto a centro difesa. E gli attaccanti sono a mira garantita. Pazzini contro il Lecce ha segnato il maggior numero dei suoi gol:7 su 101 in serie A. Ed Eto’o è Eto’o, ovvero tutto quanto fa rete e spettacolo. L’uomo della provvidenza e della previdenza. Ieri Leo, dopo aver fatto un elogio dell’euforia («Serve, meno male che c’è l’entusiasmo»), figlio dello spogliatoio e di quel popolo tifoso accalcato ai cancelli di Appiano con tanto di magliette celebrative, ha allungato la lista. Ci ha infilato lo Schalke («Grande Raul, grande Farfan, grande il portiere...»), l’Inter («Era consapevole della sua forza e lo è di più in questa stagione: tra quantità e qualità»), e ci ha provato anche con il re Leone del suo attacco. Ma la grandezza di Eto’o deve aver inaridito la sua fantasia. Quasi lo ha banalizzato: «Dal 2005 è uno dei più grandi al mondo. Negli ultimi sei anni chi ha fatto come lui? Milito è stato decisivo per una stagione, lui per tre anni. É incredibile ed ha ancora una fame pazzesca». Di solito Leo dice (e probabilmente è così) di parlare con il cuore. Stavolta ha parlato con il libro delle statistiche in mano. Boh!
Dal libro delle statistiche l’allenatore nerazzurro ha anche cavato il presunto pericolo di questo pomeriggio. «Il Lecce segna tanti gol». Probabilmente pensando alla sua difesa un po’ rappezzata. Ma ha dimenticato di indicare la vera curiosità della partita. Inter - Lecce è match da oltre 100 gol. Una leccornia, da prendere per il verso giusto: i gol segnati dagli interisti (55) e quelli subiti(!) dai pugliesi(51). Allora, davanti alla difesa più battuta della serie A e all’attacco più prolifico e intimidatorio, c’è solo da aspettarsi un alluvione di marcature tal quale quello piovoso caduto ieri pomeriggio su Milano. San Siro ci inondi di gol, in attesa di inondare di tifo, speranze e buon calcio il derby.
Poi ci sarà da battere lo Schalke, tenendosi alla larga dalla profezia di Mourinho («L’Inter è già in finale»). Conoscendo il bello e il brutto della scaramanzia, Leonardo per la prima volta si è affrancato dal grande Maestro. «Non credo che abbia detto una cosa del genere, il calcio è troppo imprevedibile: basta vedere come siamo passati noi». Inchino alla sincerità.

E inchino al Giappone che sta nel cuore del tecnico. Anche ieri ne ha parlato con affetto e con angoscia ed ha promesso una mano dell’Inter («quando le cose si calmeranno») a quella povera gente. Dicendolo come sa dirlo il calcio: «Giocheremo una partita per loro».

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