Leo imita il peggior Lippi «Da dirigente mi caccerei»

nostro inviato

ad Appiano Gentile.

L’ultima litania è scontata. Anche se fa titolo. Leonardo “impara l’arte e mettila da parte“, ha ben ascoltato Moratti. E conosce i discorsi che mandano in fibrillazione le varie anime nerazzurre. L’esperienza da dirigente milanista va messa a frutto. Dunque: «Sono qui per fare l’allenatore. Non altro. Chiuso come allenatore, chiuso con l’Inter». Tranquilli tutti, compreso Marco Branca che è il dirigente numero uno. Ma, certo, qui c’è da risollevare l’Inter, più di Leo, passata letteralmente dalle stelle alle stalle nel giro di tre giorni. C’è ancora un campionato su cui scommettere, una coppa Italia da conquistare, la Champions da ribaltare almeno nell’immagine. Sintesi: «Abbiamo subito due sconfitte pesanti, non so ancora quanto determinanti. Lo zoccolo duro della squadra c’è, vedrete una reazione di voglia».
Ieri anche ad Appiano c’erano 30 gradi, come oggi pomeriggio a San Siro. Brutta storia per una squadra che si presume stanca, anche se tanti giocatori sono stati costretti ad inattività fra il mese e i 50 giorni (il conto viene dal tecnico) per infortuni vari: stanchi forse nella testa, non certo nel fisico. Ma Leo non ci sta: «Chi deve recuperare, fa una fatica terribile. Milito è stato un eroe per come ha giocato con lo Schalke». E, infatti, è stato uno dei pochi che si sia salvato.
Contro il Chievo cominciò l’ultima discesa agli inferi di Benitez, contro il Chievo potrebbe (dovrebbe) cominciare la nuova risalita nerazzurra. C’è di tutto un po’ in questa vigilia, che non è certo di routine. L’Inter è andata in sbandata continuata per due partite. Leonardo si è giocato molta credibilità da tecnico. C’è un mea culpa che serve a lavare la coscienza. L’ultimo Leonardo-tecnico avrebbe fatto girare le scatole anche al Leonardo-dirigente. L’ammissione è stata franca, sembrava di riascoltare il peggior Lippi (sarà l’aria di Appiano ad ispirare discorsi e risultati?) che poi si fece cacciare davvero. «Da dirigente sarei stato meno bravo di quanto Moratti lo è stato con me. E qualche volta mi caccerei». Poi è arrivato l’aggiustamento: «Sto scherzando». E altrettanto scherzosa è stata la battuta sulla voglia di dimettersi: «Dopo la partita non avevo abbastanza voce».
Ma il problema dell’Inter è davanti agli occhi di tutti: difende male, giocatori un po’ logori, tecnico che non accetta un passo indietro nella tattica. Ieri l’ammissione: «Per recuperare in campionato, abbiamo praticato un’idea di gioco un po’ rischiosa». Logica voleva più attenzione e meno rischi nei momenti difficili, ma Leonardo non riesce a vedere nulla di diverso: «Il primo tempo con lo Schalke è stato straordinario. Non si cambia modulo dicendo: rischiamo meno. Si cerca più equilibrio nell’interpretazione. Contro i tedeschi abbiamo preso 5 gol, tutti a difesa schierata. E allora?». Appunto, significa o che i difensori non sono bravi o che i centrocampisti non hanno coperto abbastanza la difesa. C’è da pensare che Leo non volesse bocciare così brutalmente i difensori.
La difesa della squadra è stata impeccabile. «Mi fa rabbia sentirla sotto accusa, ha sempre dato tutto». Ma è da autogol l’idea sul primo tempo di San Siro. Bayern-Inter è stata una delle peggiori partite, dal punto di vista tecnico e tattico, degli ultimi venti anni. Uno stupro al gioco del calcio. Godibile per reti ed emozioni, non di più. E così con lo Schalke: tanti gol e quasi gol, ma la bontà del gioco contempla bravura nel difendersi e attaccare, come fosse gioco degli scacchi. Oggi l’Inter potrebbe alternare i giocatori (fuori Thiago Motta e l’acciaccato Sneijder, dentro Nagatomo e Lucio, magari Kharja e il recuperato Stankovic), ma non potrà sempre giocare il calcio in stile Zeman: adatto per squadre di media taglia, non per chi volesse (o dovesse) vincere trofei ad ogni costo.


Per ora Leo non rischia niente («Non mi importa dei nomi per la panchina, fa parte del gioco, è giusto così, la gente vuole sempre facce nuove»). Semmai rischia l’Inter. Quella che Leo difende con ardore: «Ricordate! Questa squadra ha regalato il ciclo più importante della storia dell’Inter». Come se la Grande Inter non fosse esistita. Imprudente anche qui.

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