Leo studia la vie en rose Eto’o e Milito sono spine Muntari il primo silurato

nostro inviato a Appiano G.

Aggiungete «mito» al vocabolario di Fra’ Leo. Parola usata per incorniciare Zanetti e il record che oggi andrà a raggiungere. Occasione meravigliosa per festeggiare un gentiluomo del calcio davanti a una squadra, il Bologna, che ha nobiltà nella sua storia calcistica. Dite Muntari e qui cominciano le grane. Infatti stasera se ne starà in tribuna. Ricordategli che Milito e Eto’o potrebbero andare in collisione e qui incrocia le dita e un po’ annaspa. Allungategli un nome: Alexis Sanchez, nino maravilla, e vi sorriderà senza esitazione: «È un grande». E, allora, se non glielo soffia il Chelsea, vedrete che Moratti si farà avanti.
Il venerdì del villaggio è un giorno nebbioso. Nebbioso atmosferico, mentre Leonardo ci dipinge il solito sole di sentimenti e sensazioni. Ma qualcosa lo incoraggia a starsene sul «chi vive!». Lo sfarfalleggiare di pifferi e pifferai comincia a preoccuparlo e, in questo, dimostra di essere più intelligente dei suoi adulatori. «Suvvia ragazzi, non voglio dimostrare di essere un allenatore che arriva e tutto rinasce. Nella mia vita ho fatto gestione, quel che mi piace, e se le cose si incastrano in un certo modo può succedere con chiunque che tutto giri. Anche se ci fosse stato Benitez o altri».
Ecco, le cose dell’Inter cominciano a incastrarsi in un certo modo, tre partite vinte, ora ce ne sono altre cinque da prova d’esame. Non lo preoccupa quello dell’altra panca (Malesani) che promette guerriglia calcistica e lo definisce un «predestinato» visto che non ha fatto gavetta. Leo gli risponderebbe con un’ode alla vita e, magari, un vangelo fra le mani. Darà un’occhiata a Viviano, il portiere della prossima stagione, e leggerà un altro futuro: una squadra rigenerata nel fisico e con infortuni, e infortunati, che pesano meno, una buona prospettiva in campionato.
È un’Inter con qualche spina, ma pure con qualche rosa. Le rose sono quelle di cui sopra, alle quali va aggiunto il recupero di Eto’o nella veste più piacevole: quella del bomber. Le spine riguardano i soliti noti: Chivu costretto a giocare sempre da terzino («Lo capisco, è molto più faticoso»), la difesa che soffre senza Samuel («Abbiamo preso tre gol su calci piazzati e uno su rigore, erano evitabili, dobbiamo migliorare»), Muntari messo in castigo. Dopo la reazione con Baresi, per la sostituzione in coppa Italia, andrà a meditare in tribuna. Leonardo è soft nelle parole, molto meno nei fatti. Dice: «Si è arrabbiato, a volte convivere con la concorrenza di tanti campioni, e non riuscirci, porta a una reazione, ad essere scontenti anche di se stessi. Muntari si è arrabbiato, ora deve solo pensare cosa vuole fare. Quando avrà deciso, tutto sarà più chiaro». In breve: o la smette e accetta la sorte o se ne va.
Dopo il primo epurato, c’è anche il primo groviglio. Eto’o e Milito servono: insieme e in fotocopia all’anno passato. Uno segna, l’altro si sacrifica. Ma stavolta Eto’o non ci sta, lo ha dimostrato anche in coppa Italia. Al centro dell’attacco torna ad essere un diavolo vero, un brasiliano prestato all’Africa («In noi esiste l’influenza africana» garantisce Leo). Quindi sgobbi l’altro. Ma pure Milito non ci sente, il centro attacco è il suo regno, anche adesso che ha la mira sballata e non è più la mitraglia dell’anno passato. Brutto segno: è aumentato lo stipendio, sono diminuiti i gol. Qualcuno all’Inter si morderà le dita. Con quei danari, Moratti poteva comprarsi un altro attaccante. Pochi sono convinti di chiudere la stagione con i due goleador a pieno ritmo. Balotelli non c’è più e Pandev è un comprimario.
Da qui il sorriso a tutta dentatura mostrato da Leo al nome di Sanchez e quell’intrecciare di dita quando ha parlato dei suoi bomber. «I sacrifici sono necessari in fase difensiva. Non è detto sia sempre così. Strada facendo si potranno cercare cambiamenti. Gli attaccanti devono aver la testa libera per creare. Il gol è istinto e loro devono essere nella condizione di farlo». Dunque, preso nota del problema, Leonardo userà diplomazia e guanto di velluto.

Ci vorrebbe davvero un altro attaccante per metter a tutti un po’ di pepe sulla coda. E l’Inter ricomincia davvero da tre, che non è solo un titolo da film ma il primo marchio di questo nuovo anno. E il segnale dei suoi problemi.

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